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20 anni fa ci lasciava il mitico ciclista Gino Bartali

Oggi ricade il ventennale della scomparsa di uno degli orgogli italiani nel mondo dello sport: il grande ciclista Gino Bartali. Una carriera costellata di successi e dalla grande rivalità con Fausto Coppi. Professionista dal 1934 al 1954, soprannominato Ginettaccio, vinse per tre volte il Giro d’Italia, nel 1936-1937-1946, e per due volte il Tour de France nel 1938-1948. In particolare, la sua vittoria al Tour de France nel 1948, contribuì ad allentare il clima di tensione sociale scoppiato in Italia a causa l’attentato a Palmiro Togliatti. Come accennato prima, la sua rivalità con Fausto Coppi fu leggendaria tanto da dividere l’Italia nell’immediato dopoguerra. Il celebre simbolo che immortala la loro rivalità come una vera e propria epoca sportiva è la foto che ritrae i due campioni mentre si passano una bottiglietta d’acqua durante l’ascesa al Col du Galibier al Tour de France 1952.

Ma Gino Bartali non è stato solo un campione nel mondo dello sport. Infatti, Bartali durante il periodo fascista trasportò all’interno della sua bicicletta, dei documenti falsi per aiutare gli ebrei ad avere una nuova identità. Questa attività nacque dalla collaborazione del rabbino di Firenze e dell’arcivescovo della città. Nel 2005 il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi consegnò alla moglie di Bartali, la medaglia d’oro al valor civile proprio perché il grande ciclista aiutò e salvò molti ebrei durante la Seconda guerra mondiale. Il 2 ottobre 2011, inoltre, Bartali è stato inserito tra i Giusti dell’Olocausto nel Giardino dei Giusti del Mondo di Padova, sempre per l’aiuto offerto agli ebrei durante la Seconda guerra mondiale.

A lui sono stati dedicati una dozzina di film, il più celebre interpretato da Pier Francesco Favino, più di 80 libri, l’ultimo uscito pochi giorni fa ed intitolato “Coppi contro Bartali. Gli eroi di un ciclismo d’altri tempi” di Claudio Gregori, ed anche una decina di canzoni canzoni, la più celebre quella di Paolo Conte. Un eterno campione nello sport e nella vita, che unì il suo magnificò talento sportivo con il suo cuore d’oro e il suo senso civile, diventando così orgoglio italiano ed entrando per sempre nella leggenda. “Il bene si fa, ma non si dice. E certe medaglie si appendono all’anima, non alla giacca”, questa è la citazione di Bartali che racchiude l’essenza della sua straordinaria vita.

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