
A Roberto De Zerbi, allenatore dello Shakhtar Donetsk, il Premio ‘Enzo Bearzot’
ANSA – “Il Premio Bearzot è un onore, un motivo orgoglio che mi fa piacere e voglio condividere con il mio staff.
Penso di aver fatto una cosa giusta a non abbandonare i miei giocatori in Ucraina, una cosa normale, avendo due figli più o meno loro coetanei era un dovere essere vicino a loro, responsabilità non solo sul campo, ma in quei momenti”.
Lo ha detto Roberto De Zerbi, allenatore dello Shakhtar Donetsk, ritirando il Premio ‘Enzo Bearzot’, riconoscimento organizzato dall’Unione Sportiva Acli con il patrocinio della Figc, tenutosi al Salone d’Onore del Coni e giunto all’undicesima edizione. “Mi piacerebbe tra qualche anno essere ricordato come Bearzot, un grande uomo”.
Intanto Roberto De Zerbi ha parlato del suo futuro. “Aspetto di capire cosa sarà del campionato ucraino. Se riparte, quando e dove. Perché potrebbe essere trasferito in un altro Paese. E’ una situazione di attesa per capire cosa sarà, sia nella vita quotidiana che dal punto di vista lavorativo. Le stagioni riprenderanno a breve. Il momento più difficile? E’ stato lo stare a casa e vedere il Paese dove hai vissuto, non sapere quale sarà il futuro lavorativo, vedere una squadra forte sfasciata. Iniziavamo a vedere i primi frutti. Per colpa di altri si è tutto sfasciato e questo mi dà fastidio”.
Anche ai microfoni di Sky Sport ha espresso tutto l’orgoglio per il riconoscimento: “I meriti sul campo vanno e vengono a seconda dei risultati, mentre questo premio mi rende molto orgoglioso. Devo felicemente condividerlo con il mio staff. Mi sento di dire che non credo che abbiamo fatto qualcosa di straordinario, ma abbiamo fatto le cose giuste, quelle che andavano fatte. Per noi è stato naturale fare quello che abbiamo fatto”. Non so che sviluppi ci saranno. Al momento sono in attesa, ma non tanto dal punto di vista contrattuale. Ho il permesso e l’invito a trovarmi un’altra squadra, ma sto aspettando. Per me sarebbe importante provare a fare lì un altro anno per chiudere una ferita di una squadra che mi è stata strappata dalle mani e smembrata da cause non calcistiche”, poi cercherò le condizioni migliori per allenare. Se fossero in Italia, sarei più contento”.
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