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Al Napoli di Spalletti manca solo il 12esimo uomo in campo

Si fa sempre più fatica a mettersi alle spalle le scorie che cercano di avvelenare questo cammino imperioso del Napoli. Tra i cori soliti di chi ama essere una pecora in un gregge che bela; chi continua a insultare con ululati; chi  “non è in forma” ed arbitra male; chi, infine, ancora fa il tifosotto che protesta.

Ora basta.  Non importa chi abbia ragione o torto. Il Napoli rischia di vincere qualcosa sognato oltre trent’anni e ancora si fanno capricci come degli ultrà di dieci anni.

L’Olimpico ribolliva come un tempo ribolliva lo stadio di Diego e che oggi porta il suo nome. Se ancora vi siano remore per organizzare un tifo all’altezza della squadra, che si mettano da parte per onorare CHI ha permesso al Napoli di aver scritto una storia unica nel calcio mondiale. Spalletti ne ha sentito parlare come tutti gli altri, ma ancora non sa quale potrà essere la spinta di un cuore che pulsa all’unisono.

Coreografie, cori, bandiere, ‘oi vita mia: boati da far tremare ancora e ancora lo stadio. Una macchia azzurra che arrivi nei 190 Paesi che attendono di vedere il Napoli.

E’ la società a dover fare il primo passo? Sono gli ultras a dover deporre l’ascia di guerra?  Al  Napoli di Spalletti manca soltanto il 12esimo uomo in campo.

Tutto sta nel voler essere ancora i più grandi tifosi con una missione vendicativa: gli ultrà, quando vogliono sanno essere i più caldi e corretti al mondo. Qui sono stati applauditi i più grandi giocatori, anche ex. Gli ultras del Napoli possono vendicarsi insegnando come si tifa, come si applaude, come si ama.

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