Alessandra De Stefano, 56enne giornalista napoletana è la nuova direttrice di Rai Sport
Redazione Contropiede
Alessandra De Stefano durante la presentazione del palinsesto Rai dedicato alla 98a edizione del Giro d'Italia, Roma, 04 maggio 2015. ANSA/ ETTORE FERRARI
Questa sera al Renzo Barbera si giocherà la prima partita da vincere per poter poi affrontare nella sfida conclusiva di martedì 29 il Portogallo o la Turchia fuori casa. La partita sarà trasmessa dalla Rai che per l’occasione cambierà volto con una svolta nel format.
La nomina del nuovo direttore di Rai Sport, Alessandra De Stefano, 56enne giornalista napoletana è stata decisiva per cambiare pagina, diventata “molto ingiallita” con un che di antiquariato.
“Spoglieremo le partite dalle sovrastrutture – spiega al Corriere della Sera – Basta collegamenti con studi che danno la linea ad altri studi: solo tribuna e campo. Bene le due voci di commento, ma quella tecnica non sovrasti mai la giornalistica. Più pause: vorrei che i rigori, ad esempio, venissero ascoltati come in una strada deserta. Silenzio, boati, silenzio, poi gioia o lacrime. Ormai nelle dirette sportive le telecamere mostrano quasi tutto. Un giornalista bravo deve raccontare il ‘quasi’ che non si vede, coltivare il silenzio”.
Una vera rivoluzione che inizia dal saluto a Paola Ferrari che non condurrà più i post partita della Nazionale e nemmeno 90° minuto. Lo ha annunciato proprio la nuova direttrice di Rai Sport in una lunga intervista al Corriere della Sera, in cui rivela una serie di piccole grandi rivoluzioni con l’ingresso a breve di una telecronista donna. A bordo campo ci sarà Tiziana Alla “cronista capace a cui il posto spettava da anni” che racconterà di Mancini se suggerisce un’azione, se abbraccia un giocatore, se si toglie la giacca. Le due voci a commentare la partite restano quelle di Alberto Rimedio e Antonio Di Gennaro che, però, dovranno rispettare più pause. Inoltre la direttrice di Rai Sport vuole solo tribuna e campo: “Basta collegamenti con studi che danno la linea ad altri studi”. Una ventata d’aria fresca: “Siamo troppo vecchi, a RaiSport. Per me l’unico genere che conta è la bravura. Lo sport è maschilista, lo sappiamo. Il primo modo di cambiarlo è cambiare regia: che senso ha inquadrare sempre dal basso le donne per mostrare cosce, caviglie e scarpe? Togliamoci la maschera decorativa della femminilità, quel triste “è carina e anche brava”.