
Alla scoperta di Noah Okafor
Noah Okafor è giunto a Napoli in prestito oneroso con diritto di riscatto durante gli ultimi giorni del mercato di riparazione di gennaio e a seguito dell’addio improvviso di Kvaratakhelia. E già posta così, la notizia destava preoccupazione. Ma lo svizzero, che pure si era trovato ad un passo dal Lispia (trasferimento saltato per non aver superato le visite mediche) non arrivava in buone condizioni. L’ex Milan, entrato in campo l’ultima volta contro il Genoa al 76′, in quell’occasione aveva rimediato una lesione di primo grado del muscolo soleo del polpaccio destro. Nel corso delle ultime partite in maglia azzurra, però, è apparso nettamente in via di miglioramento: vispo, più scattante e con qualche chilo in meno, l’allenatore del Napoli ha dovuto necessariamente gettarlo nella mischia, in sostituzione di Raspadori e a causa dell’infortunio di Neres.
Che sia centravanti o ala (destra o sinistra), Okafor può giocare sia in un tridente offensivo che come esterno di centrocampo nel 4-4-2. Classe 2000, è rapido e dotato di una buona struttura fisica (alto 1.85 m) che gli consente di inserirsi facilmente negli spazi. Nasce a Binningen, nel cantone svizzero, da papà nigeriano e mamma svizzera, conosce tre lingue – Inglese, tedesco e francese – ed ha due fratelli, anch’essi calciatori professionisti. Con il Basilea svolge l’intera trafila delle giovanili, per poi passare al Salisburgo e infine al Milan.
“No days off (Niente giorni liberi, ndr)” recita una storia pubblicata pochi giorni fa sul suo profilo Instagram e non ci sono dubbi: lo svizzero sta cercando di raggiungere una forma ottimale – sia fisica che mentale – e per questo sta sfruttando anche i giorni di riposo in vista del finale di stagione. “Se vogliamo, possiamo”, ha detto Conte dopo la partita con l’Inter. E Noah Okafor, a questo punto, sembra deciso a volerlo.
Comments (0)