
Gli allenatore dell’era De Laurentiis: da Ventura a Gattuso (Parte 2)
Ventura, Reja, Mazzarri, Benitez, Sarri, un percorso iniziato il 26 settembre 2004 che ha portato il Napoli ai vertici del calcio europeo. La veemenza di Ventura, la concretezza di Reja, la rabbia di Mazzarri, l’offensivismo di Benitez, il metodo di Sarri: tutti hanno lasciato un’impronta positiva per chi ha raccolto il testimone. Soltanto una parentesi, quella di Roberto Donadoni, grigia da ogni angolazione la si guardi che, dopo sette anni, ha dovuto incassare ben sei gol dalla squadra azzurra.
Nel maggio 2013, il Presidente De Laurentiis offre la panchina ad un allenatore di prestigio, Rafa Benitez, che accetta di sottoscrivere un biennale da 3,5 milioni l’anno. Attua una piccola rivoluzione negli schemi e negli acquisti e il respiro europeo diviene realtà. Ecco Higuain, Albiol, Callejon; ecco un modulo di gioco che sconfessa il 3-5-2 per attuare un rigido 4-2-3-1. Con Benitez una Coppa Italia, una Supercoppa e la stupenda avventura in Champions che ci vide esclusi, per la prima volta nella storia del torneo, a 12 punti conquistati. Il Napoli concluse il campionato al terzo posto, tutto sembrava presuppore che con Benitez si potesse iniziare un ciclo alla Ferguson. Un mercato non apprezzato dal tecnico spagnolo e il mancato arrivo di Javier Mascherano dal Barcellona condizionarono l’intera stagione; il Napoli non supera il turno preliminare di Champions contro l’Athletic Bilbao, scivolando in Europa League. Fino alla fine il Napoli lotta su tre fronti, poi il crollo: la deludente eliminazione in semifinale di Coppa Italia contro la Lazio, l’uscita sempre in semifinale di Europa League contro il Dnipro e la mancata qualificazione in Champions arrivata all’ultima giornata con la sconfitta al San Paolo contro la Lazio (e con rigore fallito da Higuain) chiudono un anno buio per gli azzurri. Gli azzurri chiudono la stagione al 5° posto, con un allenatore da tempo già seduto sulla panchina del Real Madrid.
Il giocattolo creato da De Laurentiis sembra essersi rotto con Hamsik e Higuain in procinto di andarsene. Maurizio Sarri è il colpo cinematografico di De Laurentiis; il patron, dopo aver corteggiato in estate Unai Emery, punta tutto su un allenatore di provincia dalle idee geniali, reduce da un’ottima stagione con l’Empoli. L’inizio con gli azzurri non è esaltante: nelle prime tre giornate arrivano una sconfitta e due pareggi. Con la roboante vittoria alla quarta giornata con la Lazio per 5-0 inizia finalmente l’era sarriana che col suo 4-3-3 al primo anno si conclude con lo scudetto sfiorato e il record di 36 gol in Serie A di Gonzalo Higuain, rinato sotto la gestione del tecnico toscano. Higuain nell’estate successiva lascia Napoli per andare alla Juventus, e Sarri inventa Mertens falso nueve; il secondo anno si conclude con il terzo posto e con il belga capocannoniere in A. Il terzo anno è l’apice della gestione Sarri sulla panchina azzurra; record di punti in A (91 punti), miglior attacco e scudetto perso all’ultimo, nonostante l’epica vittoria all’Allianz col gol di Koulibaly.
Sarri resta, Sarri non resta; il tecnico non dà una risposta, De Laurentiis chiama Carlo Ancelotti sulla panchina del Napoli per provare finalmente a vincere lo scudetto; Sotto sua indicazione e del figlio Davide al Napoli ritorna Maksimovic e arrivano Meret, Ospina, Karnezis, Fabian Ruiz, Malcuit e Younes. Dopo le prime giornate Ancelotti effettua una vera e propria rivoluzione tattiva, passando al 4-4-2, modulo mai apprezzato dai giocatori; il Napoli in Champions nonostante un girone di ferro (Liverpool, Psg e Stella Rossa) è autore di ottime partite, ma viene però eliminato all’ultima giornata contro il Liverpool futuro campione d’Europa. L’addio di Hamsik a gennaio compromette il resto della stagione, già di per sé comunque compromessa dall’eliminazione dalla Champions; in Europa League gli azzurri vengono facilmente eliminati ai quarti dall’Arsenal, mentre il campionato si chiude sempre al secondo posto, ma con 19 punti di distacco dalla capolista Juventus. Il secondo anno sarebbe dovuto essere quello della svolta; con l’arrivo di Manolas e Lozano la squadra a detta di Ancelotti è da scudetto. Nonostante la rocambolesca sconfitta al’Allianz contro la Juve causata dall’autogol di Koulibaly la stagione sembra promettere bene; nonostante l’ottima vittoria in Champions contro il Liverpool in campionato la storia è ben diversa. Questione ritiri, multe, ammutinamento: tutto è andato storto il secondo anno e il 10 dicembre 2019, dopo la vittoria interna col Genk, De Laurentiis chiude un rapporto mai scoccato tra Ancelotti e la piazza partenopea.
Gennaro Gattuso– come Reja e Mazzarri, subentra a stagione in corso; dopo un inizio deludente arriva la vittoria della sesta Coppa Italia, una stagione chiusa al settimo posto e l’eliminazione agli ottavi contro il Barcellona. Ora si penserà a costruire il futuro e dare inizio ad un nuovo ciclo: il resto sarà storia.
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