
Aurelio De Laurentiis: “L’industria calcio va tutelata”
Quando decide di parlare, Aurelio De Laurentiis spazia a 360 gradi. Ieri durante la presentazione del ritiro pre-campionato, oltre ai temi inerenti strettamente la sede scelta e il calciomercato, il presidente ha parlato anche della situazione attuale del mondo del pallone in Italia:
«Aspetto Gravina, sarebbe bello fare una tavola rotonda con lui, non possiamo andare noi sempre al sacrificio totale. Il calcio è un’industria o è un gioco? Per me è un’industria e, quindi, va tutelata».
E affrontando il tema della ripresa del campionato, ha detto:
“Come ci muoveremo da regione a regione? Ripartiranno dei focolai? Non ci ha capito nessuno, neanche il Cts, gli scienziati, so solo che l’America sta in condizioni disperate”. E ha proseguito: “Quando un Governo non riesce a dire che nessun italiano esce dall’Italia e nessun straniero esce dai propri paesi, non va bene. Abbiamo riempito le discoteche, a Capri ho fatto 3 bagni in 2 mesi, ero ligio e severissimo con tutti quelli che venivano da me. Quello che sta accadendo é una irresponsabile responsabilità del Governo, dietro ci sono 4 miliardi di debiti per le squadre di calcio italiane 2019/20”.
Una brusca virata, e De Laurentiis parla dei diritti Tv e delle proposte fatte dai fondi di investimento:
“Si sono aggiunti altri 2 fondi e faranno una proposta unica, poi altri si sono affacciati all’orizzonte, sempre fondi, che non vogliono la media company della Lega, ma assistere anche il calcio Napoli ottenendo un x dall’utile oltre un certo fatturato, poi i soliti Infront ed altri che sono sostenuti da alcuni. La mia visione invece era di modernizzare tutto e fare una governance professionale togliendo all’assemblea di Lega la possibilità di ribaltare tutto ogni volta, stabilendo il programma dei prossimi 6 anni ed erano venuti fuori 15mld e mezzo. Molti furbastri, giocando sulla divisione tra squadre in Lega, hanno giocato un po’ male e se ne sono approfittati. A me ha fatto piacere perché ha fatto impennare però a noi manca un miliardo all’anno, rispetto a quello che abbiamo sempre fatturato perché schiavi di una vecchia mentalità e della legge Melandri che ha distrutto il calcio italiano”.
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