
Carlo Ancelotti, che rivincita con il suo Real Madrid
La vittoria del Real Madrid sul PSG ha riaperto una vecchia ferita sulla gestione di Carlo Ancelotti sulla panchina del Napoli. A Radio Kiss Kiss, Valter De Maggio che ha aperto la discussione, è stato subissato da whatsApp che, a distanza di tempo, ancora bocciano l’operato di un allenatore che a tutt’oggi può dare tanto al calcio.
Su OptiMagazine il giornalista Peppe Iannicelli ha ripreso l’argomento: “Il matrimonio tra Ancelotti e Napoli non ha funzionato come era negli auspici del Presidente Aurelio De Laurentiis. Nozze andate male per tante ragioni. Quando un matrimonio fallisce, quasi sempre, le responsabilità sono di entrambi i coniugi. Può succedere che le cose non vadano bene. Ma Ancelotti è stato letteralmente massacrato dai suoi detrattori napoletani. Ha dovuto ricevere insulti personali molto gravi. Ancelotti è stato accusato di avere accettato la panchina del Napoli per sistemare il figlio, di aver scelto Napoli per godersi una dorata e tranquilla pensione, di esser bollito”.
E il giornalista di Repubblica Marco Azzi ha scritto un post sui social: “Ancora a parlare di Ancelotti… La vittoria del Real sul Psg dice altro: non basta nemmeno imbottire la squadra di star, se alle spalle non c’è un club strutturato e col Dna vincente. Vale con le debite proporzioni pure per il Napoli, invece si recrimina su allenatori e mercato”.
Anche Fabio Capello, negli studi Sky, ha commentato: “Carletto ha fatto le scelte giuste, ha letto bene la partita dando equilibrio alla squadra. Sono contento per Benzema, Ancelotti mi ha sempre detto che è molto forte: aveva ragione lui”
Una rivincita a bassa voce, com’è suo costume, per uno dei più grandi allenatori che raggiunge i quarti di finale in quattro decenni diversi. Quella al Napoli, fu per Ancelotti, una parentesi non felice, con critiche incompetenti e feroci (“bollito”): tuttavia resta il rimpianto di non aver saputo cogliere un’occasione unica per un salto di qualità iniziato da Rafa Benitez. Quello era il momento di saper attendere; quello era il momento in cui si sentì la mancanza di una figura autorevole che facesse capire ai giocatori che sarebbero passati alla storia con un allenatore vincente. Niente: una notte buia e un passo indietro. Oggi, la speranza, con un altro grande come Spalletti, di riprendere il cammino che poteva essere e non è stato. Se lo si lascia lavorare.
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