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“C’era una volta il calcio”: intervista a Luis Vinicio

O’Lione, questo è il soprannome dato a Luis Vinicio dai tifosi azzurri. A Napoli ha giocato ed incantato col pallone tra i piedi. I risultati migliori li ha ottenuti però da allenatore, sfiorando lo scudetto negli anni ’70. Fu suo il primo goal della storia al San Paolo in un 2-1 contro la Juventus. Oggi vive a Napoli che gli ha rubato il cuore ed è diventata la sua casa da ormai molti anni.

Buongiorno Vinicio. Qual è il ricordo più bello che ha della sua esperienza a Napoli come calciatore?

“Sono tutti ricordi belli, sono sempre stato benissimo a Napoli. Ho un bel ricordo di quando sono arrivato perché nella prima partita mi son fatto conoscere subito segnando un goal alla prima partita dopo pochi minuti. Quella partita mi ha dato la forza e la volontà di voler fare bene col Napoli.”

Lei a Napoli ha anche allenato, che ricordi ha di quei giorni? 

“Da allenatore ho provato a cambiare il calcio italiano. Quando giocavo vedevo un calcio brutto e lento, c’era la marcatura ad uomo e il pallone si muoveva lentamente. Io nella mia testa ho sempre pensato di voler provare a cambiarla questa cosa. Quando ho iniziato ad allenare ho dato subito la possibilità ai miei giocatori di muovere la palla e di non pensare solo a marcare. Dal primo momento ho voluto far capire ai miei giocatori che dovevamo muovere la palla in un certo modo per fare tanti goal. ”

Le dispiace non aver vinto lo scudetto? Lei ha dichiarato che le è stato scippato dalla Juventus. 

“La storia del calcio italiano la conosciamo bene ed io sono stato vittima di questa storia purtroppo. Erano cose scritte anche in cielo, il fatto di non vincere intendo. Nella partita decisiva prendemmo un goal negli ultimi minuti e fu fondamentale. Comunque come ho detto prima, io ho lasciato i semi che poi il calcio italiano ha raccolto per cambiare, anche se non ho vinto lo scudetto.”

Quale partita da allenatore ricorda con piacere?

“Sono tante. Ricordo una vittoria contro la Juventus quando allenavo il Napoli. Da giocatore ho battuto la Juve tante volte sia in casa che in trasferta. Da allenatore sono sempre stato sfortunato, quella è l’unica che ho vinto.”

Perché ha smesso di allenare così giovane? Aveva meno di 60 anni.

“Ho smesso per problemi fisici. Mi sono dovuto operare sia all’anca che ginocchio. Io quando allenavo facevo la preparazione atletica coi calciatori, non potendo più farla ho lasciato. Non mi fidavo molto dei preparatori quando allenavo.”

Qual è la differenza tra il calcio di ieri e quello di oggi?

“Ormai non si capisce più nulla nel calcio, hanno tutto in mano i procuratori. Sono loro che si arricchiscono e non i calciatori. Poi fanno i loro interessi e rovinano il calcio. In Italia la Lega dovrebbe essere più attenta. I procuratori spesso rovinano gli spogliatoi ed il lavoro degli allenatori perché per ottenere più soldi non fanno lavorare sereni i propri assistiti.”

Perché la gestione Ancelotti non ha funzionato a Napoli?

“Ancelotti non doveva proprio venire a Napoli, doveva andare ad allenare la Juve. Lui ha sempre fatto bene nelle grandissime squadre, quelle già pronte e con tanti soldi da spendere. Napoli ha bisogno di un allenatore che vuole crescere insieme alla squadra, un allenatore che ha fame di vincere, non uno sazio come Ancelotti. Per capire i problemi della squadre bisogna lavorarci insieme, spesso Ancelotti guardava tutti dall’alto verso il basso.”

Invece Gattuso le piace? Insomma, come vede il Napoli del futuro?

“Gattuso mi piace, proprio per questo gli darei la possibilità di lavorare senza stargli addosso. Bisogna dargli qualche anno di tempo e dargli fiducia perché ha ottime potenzialità. Deve trovare gli uomini giusti che lo possano seguire per costruire una grande squadra. Lo vedo molto determinato e deve mettere da parte chiunque voglia andare contro le sue idee e circondarsi di calciatori che credono in lui per raggiungere insieme dei successi.”

Giovanni Frezzetti

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