Sempre più spesso si sente dire che il calcio è cambiato molto rispetto a quello di un paio di decenni fa. Oggi gli allenatori sembrano “scienziati” che devono inventare sempre qualcosa di nuovo, dimenticandosi, forse, che per vincere una partita basta segnare un gol in più degli avversari. Ma per fortuna c’è ancora qualcuno che non la pensa così. Di chi si parla? Del 73enne Claudio Ranieri che sta dimostrando con i fatti che per allenare bene una squadra non occorrono formule complesse e arzigogolate, ma solo credibilità, buon senso e competenza.
Oltre a essere un uomo vero, Ranieri è soprattutto un gran signore. Doti queste che oggi, in un ambiente che si nutre di invidia, cattiveria e prosopopea, sono sempre meno apprezzate.
Grazie al suo innato garbo e all’enorme esperienza maturata nella lunga carriera da allenatore, il tecnico giallorosso ha compiuto un vero e proprio miracolo. Ha tirato la Roma fuori dalle sabbie mobili della zona retrocessione in cui era sprofondata, portandola a lottare per un posto in Europa. E se ci è riuscito è perché ha capito che alcuni giocatori forti, come Dybala, Hummel, Paredes e Pellegrini, andavano rimessi al centro del progetto. Inoltre, stabilendo gerarchie precise, ha dato un’identità alla squadra che oggi vola al ritmo di Inter, Napoli e Atalanta. In poche parole ha dimostrato che il calcio è un gioco semplice. Alla faccia di quegli allenatori moderni che si complicano la vita con astruse teorie, forse solo per crearsi un’immagine da copertina e strappare contratti milionari.
La cosa assurda è che, nonostante il miracolo compiuto, il destino di Claudio Ranieri è già segnato. A fine campionato, infatti, dovrà farsi da parte e lasciare la panchina della Roma a qualche giovane “scienziato”. E se ciò avverrà, vorrà dire che è vero che il calcio di oggi è cambiato molto rispetto a quello passato, ma di sicuro in peggio…