Contropiede Azzurro

In Italia un calcio senza tecnica

“Més que un club” è la scritta che campeggia sul bus del Barcellona calcio ed è il drappo che i tifosi mostrano ai loro beniamini ogni qualvolta la squadra blaugrana entra in campo. Più di un club è uno stile di vita, é una scuola calcio per onorare lo sport e i loro tifosi con uno spettacolo che pochi “undici” sanno mettere in campo: eleganza di palleggio, dribbling, finte e visione di gioco totale… goals, con giocatori tutti giovanissimi… solo per palati fini. Difficilmente accade nel nostro paese che una partita di calcio  esalti come Barcellona-Inter: il calcio è uno sport che si gioca con i piedi, ovvero con la tecnica individuale, base stessa per calcare l’erba di un campo di calcio. E, forse, proprio la scarsa tecnica é la causa principale del pareggio del Napoli contro il Genoa. Non bastano i muscoli di Lukaku che non riesce a stoppare un pallone e sviluppare gioco per i suoi compagni d’attacco. Non basta con il suo gioco macchinoso, lento e spesso inconcludente anche se propositivo a sviluppare o sfruttare un’azione-gol.

A parità di tenacia e abnegazione sarebbe stato (e sarebbe) il caso di dare maggiori  opportunità per il “Cholito” Giovanni Simeone, meno potente ma più scaltro e veloce che scrisse belle e indelebili pagine nell’anno dello scudetto (gol al Milan e alla Roma)

Oggi tutte le squadre nazionali tendono a privilegiare l’idea ‘fisica’ secondo cui  un difensore debba essere “palestrato” e alto almeno 1metro e 85/ 1,90:  la tecnica? Quasi un optional. Così per un qualsiasi centravanti, ogni pallone diventa il pretesto per un incontro di lotta greco-romana, e le partite diventano brutte e noiose con tanti, troppi passaggi sterili e al portiere .

A difesa di  Antonio Conte e dell’inossidabile Lele Oriali, vanno elencati i numerosi infortuni ed in special modo quelli che hanno interessato Neres e soprattutto Lobotka, il faro del centrocampo, l’ insostituibile che detta i tempi di gioco con una padronanza di palleggio e una visione di gioco senza uguali.

Nessuno in squadra ha la sicurezza di Stanislav: la sua tranquillità è la tranquillità di tutta la squadra perché difficilmente perde un pallone e raramente sbaglia un appoggio. Il pallone tra i suoi piedi è sicuro come se i gioielli fossero riposti in cassaforte. La sua assenza (al 12° per infortunio), ha creato panico e incertezza nel gruppo e ridotto il possesso palla lasciando al Genoa il pallino del gioco. Molto utile e dispendioso il lavoro di Politano sulla fascia, così come  pedina fondamentale e insostituibile è il guerriero scozzese Scott McTominay onnipresente e sempre reattivo.

La speranza, sempre ultima a spirare, è che la squadra ritrovi fiducia e tutte le  forze fisiche e mentali per portare a casa due vittorie che sono nelle aspettative dei tifosi, tutti, anche quelli più critici e severi, per festeggiare quel che sarà…

Raffaele Esposito