La Repubblica riporta la situazione in casa Napoli in seguito alla decisione della Società che ha imposto il ritiro. “La psicoterapia di gruppo per difendere la qualificazione in Champions League” si legge, un incubo che torna dopo quella notte infausta che portò all’ammutinamento prima e all’esonero di Ancelotti dopo. In casa Napoli regna il caos mentre si dovrebbe tentare di ritrovare il filo del discorso.
Né il secondo comunicato del Napoli stempera le tensioni: “Riunioni di teoria e valutazioni delle prossime partite, come sempre fatto. Il tutto integrato, e questa è la novità, da incontri serali a cena per aprirsi maggiormente su eventuali criticità, problematiche, incomprensioni, qualità di gioco, tutto per massimizzare l’eccellente qualità dei nostri calciatori dimostrata nella prima parte della stagione”. Le grandi cene di amicizia – a memoria – mai hanno risolto i problemi e come chiosa finale, dopo la decisione del ritiro imposto, non si sa ancora in quale struttura alberghiera sarà alloggiata l’intera squadra perché in quella contigua ai campi di allenamento, a Castel Volturno, non ci sono stanze disponibili.
Martedì 26 aprile: il Napoli è stato sconfitto a Empoli in modo indecoroso ma sabato arriva il Sassuolo con una sconfitta subita soprattutto per un grave errore individuale. Ora serve lavorare, sbollire la rabbia negativa, recuperare chi ha adrenalina nella testa e nelle gambe. Il Napoli ha bisogno di rabbia positiva e propositiva, ha bisogno di reagire come un leone ferito. Ma il ritiro era la decisione giusta? La migliore? L’unica? La più redditizia per scendere in campo motivati?