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De Laurentiis: indagato per falso in bilancio, che cosa rischia

Nelle prime ore del pomeriggio di ieri è rimbalzata la notizia con l’accusa di falso in bilancio per Aurelio De Laurentiis  indagato dalla Procura di Napoli per reato di falso in bilancio relativo all’acquisto di Victor Osimhen e di altri tre giocatori. La Guardia di Finanza e la Procura hanno eseguito perquisizioni a Napoli nella sede di Castel Volturno e Roma e stanno indagando sulla compravendita che ha riguardato l’attaccante nigeriano, passato dal Lille al Napoli nel 2020, e la cessione di altri tre giocatori rientrati nell’operazione Osimhen (sono Orestis Karnezis, Claudio Manzi, Luigi Liguori e Ciro Palmieri, le cui valutazioni sono finite precedentemente anche sotto l’attenzione della procura federale). Altre perquisizioni sono state eseguite in Francia dalla polizia francese su disposizione della Procura di Napoli.

Oltre al presidente Aurelio De Laurentiis anche la moglie, Jacqueline Baudit, il figlio Edoardo e la figlia Valentina sono stati iscritti nel registro degli indagati dalla Procura di Napoli.

Nel comunicato diffuso dalla Procura di Napoli si legge che l’obiettivo è acquisire documentazione e altri elementi utili in ordine a ipotizzate condotte illecite connesse alla compravendita dei diritti alle prestazioni sportive di alcuni giocatori, avvenute nell’estate 2020, tra la SSC Napoli S.p.a. e il club francese Losc Lille. La vicenda concernente il trasferimento del calciatore professionista Victor Osimhen, già oggetto di una richiesta di ordine d’indagine europeo da parte della Procura JIRS (Juridiction Interrégionale Spécialisée – Giurisdizione Interregionale Specializzata) del tribunale giudiziario di Lille, ha comportato l’avvio di un procedimento penale anche presso questa Procura. “Le indagini del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Napoli sono finalizzate all’esecuzione dei provvedimenti richiesti dall’autorità inquirente francese e di quelli emessi dalla Procura di Napoli”, conclude la nota della Procura.

La Gazzetta dello Sport  ha poi spiegato che l’accusa di falso in bilancio per la questione delle plusvalenze, dal punto di vista della giustizia sportiva, si è già risolto con un nulla di fatto sia in primo grado sia in appello.

“Ora si tratta di vedere se il materiale investigativo raccolto dalla procura di Napoli potrà portare a una riapertura del caso anche in sede sportiva. Nell’ambito del codice di giustizia della Figc gli articoli di riferimento potrebbero essere il 4, la “mancata lealtà”, e il 31, sulle “violazioni gestionali”. Che ha però una gravità differente a seconda del comma 1 o del comma 2 (quello in cui le violazioni avrebbero permesso l’iscrizione ai campionati che altrimenti non sarebbe stata possibile).

Cosa rischierebbe? Nel caso della mancata lealtà si parlerebbe di un’inibizione significativa, invece per le violazioni gestionali dipende dal comma: un mese di inibizione se è quello che non avrebbe influito sull’iscrizione, altrimenti una pena più significativa”.

Appena 4 mesi fa si pensava che la vicenda delle plusvalenze fosse conclusa, e Repubblica titolò: “Il processo sulle plusvalenze scompare come una bolla di sapone. Tutti prosciolti: nemmeno un giorno di squalifica, nemmeno un euro di multa.” Uno smacco per  il procuratore federale Giuseppe Chinè, che aveva chiesto per il presidente della Juve Andrea Agnelli 12 mesi di inibizione e per quello del Napoli Aurelio De Laurentiis 11 mesi e 5 giorni: in tutti attendevano la sentenza 59 dirigenti e undici società.

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