
DOCCIA SCOZZESE … E IL NAPOLI FA “QUATTRO”
Con due goal fatti e almeno altri tre mangiati, il Napoli si prende il quarto scudetto sfilandolo dalle magliette interiste
Un goal come lo ha fatto Scott McTominay, il guaglione arrivato a Napoli dalla lontana Scozia, dove è stato naturalizzato, perché nativo di Lancaster, la bella città inglese. non si vedeva in serie “A” da una vita.
E mo ci vuole…è stata una vera e propria “doccia scozzese” per il Cagliari e l’Inter che già da un bel pezzo se ne stava sullo sgabello più alto visto che stava vincendo uno a zero sul Como. Scott, li ha buttati giù. E comunque, se alla fine del primo tempo il Napoli si fosse trovato a vincere tre o quattro a zero sul Cagliari, nessuno avrebbe potuto nemmeno fiatare, visto le palle gol mangiate come se fossero polpette e le occasioni da rete avute. Ma c’è da dire anche un’altra cosa: gli azzurri hanno affrontato l’incontro con il piglio giusto: non hanno mai tirato indietro la gamba, hanno pressato e aggredito togliendo il fiato ai loro avversari. Che hanno fatto la loro partita e non si sono “scansati”: ne sarebbe andato di mezzo l’onore di una terra che ha sempre fatto di questa virtù una preziosa bandiera. E proprio mentre sto scrivendo il pezzo, con un occhio al pc e un altro allo schermo, arriva il contropiede di Lukakone che mette a sedere il portiere cagliaritano e piazza il pallone in rete, alla sua sinistra. Ma non serve che vi faccia la cronaca diretta, chi lo ha visto ha goduto. Chi se l’è perso … nun sape che s’ha perduto: il buon Romelu pareva una freccia, mentre si mangiava Mina in un duro corpo a corpo, fatto di sportellate senza risparmio, e pure nella corsa. Spettacolo purissimo: il belga doveva farsi perdonare almeno due palle goal sprecate nel primo tempo.
Il Maradona canta mentre il ciuccio incanta. E fischia. Bordate terribili quando la palla sta tra i piedi dei cagliaritani. Che però non riescono a imbastire una, che dico, mezza azione ficcante per impensierire la squadra di mister Conte. E siamo al sessantacinquesimo. Solo ancora venticinque minuti ci separano dal sogno. Qualche minuto dopo, esce uno stanchissimo Romelu per un più fresco Cholito, Simeone. Mentre qualcuno continua a mangiarsi goal come fossero noccioline. E io mi fermo qui. Mi fermo. Niente più pigiare sui tasti. Niente più. Manca un soffio. Ma è ancora una vita. Mi fermo per guardare la partita e sentire i cori e vedere l’azzurro che come un grande cielo copre lo stadio che porta il nome di “DIOS”. E cominciano i botti. Pare capodanno. L’odore della cordite quasi soffoca. Ma la gioia che si respira, dà ossigeno ai polmoni. È finita. Notte magica. Napoli Campione d’Italia. Sarà contento Diego, da lassù. Questo quarto scudetto è un poco anche il suo.
A cura di Carlo Avvisati
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