Contropiede Azzurro

Dov’eravamo rimasti? Il calcio prima del COVID

Negli ultimi due mesi, la pandemia di coronavirus è stabilmente sulle prime pagine dei giornali. Ogni governo sta portando avanti strategie per limitare il virus in ogni ambito sociale, mentre la nostra vita può già dirsi profondamente mutata. La vita va avanti, seppur diversa.

Ma non per il mondo del calcio: congelato nel tempo al 9 marzo, quando si disputò Sassuolo-Brescia, partita valida per il 26esimo turno di Serie A. Questo significa che, qualora si intendesse riprendere il campionato, andrebbero giocati altri dodici turni, oltre che quattro partite precedentemente rinviate. Nello specifico: Inter-Sampdoria, Verona-Cagliari, Torino-Parma e Atalanta-Sassuolo.

Stesso discorso vale per le Coppe. In Coppa Italia, Napoli e Juventus devono difendere il vantaggio maturato nelle semifinali di andata contro Inter e Milan. Restano quindi da disputare le semifinali di ritorno e la finale.

Più articolato il discorso per le Coppe europee, per le quali andrà trovata una soluzione a livello continentale. In Europa League, Inter e Roma sono ancora in corsa: avrebbero dovuto giocare gli ottavi contro Getafe e Valencia, ma gli incontri sono stati annullati.

In Champions, l’Atalanta è ai quarti, vincente contro il Valencia in un Mestalla senza pubblico. La Juventus deve invece recuperare dalla sconfitta di Lione (1-0), mentre il Napoli sarebbe atteso a Barcellona dopo il pareggio del San Paolo.

Il calcio è ancora in stand by, ma il tempo stringe. Tra chi si oppone alla riapertura e chi spinge per concludere la stagione, l’aspetto sportivo è già passato in secondo piano.