
Fermare il calcio è stata una decisione sofferta perché non tutti hanno remato nella stessa direzione
Decidere lo stop al campionato, alle Coppe Europee ed ora (forse) a EURO 2020 è stata e sarà una decisione sofferta anche in considerazione delle grandi pressioni politiche ed economiche a tutti i livelli. Appena una settimana fa Arturo Diaconale portavoce della Lazio, pubblicava un post all’interno della rubrica Taccuino Biancoceleste: “Non sarà facile imbrogliare il presidente Claudio Lotito da parte di ministri demagoghi e dirigenti irresponsabili che non capiscono che fermare il campionato significherebbe far saltare tutti i diritti televisivi e condannare al fallimento la gran parte delle società calcistiche italiane.
A ruota, anche Gian Piero Gasperini non ha fatto mancare la sua perla di saggezza: “Il calcio come antidepressivo, come forma di sopravvivenza, è così che lo considero. Le abitudini sono importanti e non solo per noi italiani. La visione di una partita, una parentesi di leggerezza, può risultare addirittura terapeutica. Hanno voluto dare un segnale forte, bah… Bisognava andare avanti con le porte chiuse. Io la penso così”. Proprio quel Gian Piero Gasperini, originario di Collegno, di cui interpreta magnificamente “lo smemorato” che ha detto “In Lombardia siamo organizzati. Mi chiedo cosa potrebbe accadere a Roma e a Napoli”, dimenticando che già aveva la valigia pronta negli anni passati per arrivare nella Capitale del Sud e nel grande club, come salto di qualità, come lui stesso ha ammesso: “Ero ad un passo dal Napoli, ma poi sfumò improvvisamente tutto. Il presidente De Laurentiis prima di rinnovare con Mazzarri, mi contattò ed eravamo ad uno stato molto avanzato della trattativa. Mi piaceva molto la piazza partenopea ed ero molto stimolato da questa nuova avventura. Poi arrivò il no per la voglia di Mazzarri di sposare ancora quel progetto. Ero consapevole del fatto che il tecnico toscano fosse sempre la prima scelta, mi dispiacque ma accettai di buon grado la cosa, evidentemente non era destino”.
Due considerazioni, quelle di Gasperini e di Lotito – gli stessi autori del braccio di ferro per anticipare la sfida Champions – riconducibili a una miope visione della vita che, viceversa, nei momenti più importanti, obbedisce alla legge de “’a livella”. Ma, non è mai troppo tardi considerare la salute bene primario, così Gasperini dopo aver esclamato in piena autocelebrazione “Ci devono fermare, altrimenti vinciamo la Champions”, ha diffuso un video-appello per raccogliere fondi per l’ospedale Papa Giovanni XXXIII cui lui stesso con la squadra ha partecipato con una donazione di 50mila euro (complessive) forse ispirato da Lorenzo Insigne che, da solo, ha donato 100mila euro per gli ospedali di Napoli.
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