“Mi auguro che sia un romanzo a lieto fine” aveva detto Maurizio De Giovanni qualche giorno fa a Radio Kiss Kiss. Un thriller che ha trovato la soluzione soltanto ai rigori dopo che 93 minuti non erano riusciti a mettere la parola fine. Un primo tempo bloccato, con un Napoli attendista e una Juventus che aveva fretta di mettere le mani sulla Coppa. Un Sarri che non ha ritrovato il suo ex Napoli e non ha capito come domarla; e Gattuso, invece, che serrava le fila, sfiancando l’avversario in evidente ritardo di condizione fisica pur avendo goduto di un giorno in più di riposo. Questo solo il prologo, ancora una volta con un Napoli che rischia anche con un catenaccio tenace, dove una sbavatura (vedi Callejon) può rovinare i piani come il gol beffa subito contro l’Inter. Ma è la tattica di chi conosce bene i propri limiti e quelli degli altri: la supremazia della Juventus è durata mezz’ora o poco più, poi tanto Napoli, a “schizzo” come macchiaioli a sovrapporre l’azzurro al bianco-e-nero che riusciva a salvarsi grazie ad un vecchio marpione 40enne.
Sesta Coppa nella bacheca del Napoli depositata da un uomo entrato in punta di piedi che con gli occhi lucidi, ha detto: “Il calcio mi ha dato più di quanto abbia dato io. Questo è un lavoro serio e voglio gente che ci mette passione, rispetto e appartenenza. Poi il dio del calcio dà tutto quello che si semina”. Appartenenza: un sostantivo così concreto che può indurre scelte di vita importanti com’è stato per Dries Mertens: “Ho pensato tanto: al gruppo, al tecnico, allo staff spettacolare, e, dopo, ho pensato, c’è la città: e quando giochi a Napoli. È speciale”. E in una serata magica come quella vissuta all’Olimpico, anche Aurelio De Laurentiis è apparso tifoso, forse per la prima volta. Occhi lucidi, sguardi morbidi, ed una riflessione di chi ha trovato grazie ad un pallone emozioni sconosciute: “Il covid ha fatto tante vittime, ma ci ha affratellati, pronti a ripartire facendo caso al passato e perciò più forti”. Voglia di vivere, voglia di vincere, voglia di gioire sulle note, finalmente, de ‘O surdato ‘nnammurato.