Skip to content

Gli arbitri fischiano di più e in Europa l’Italia batte il record

Sta per concludersi il campionato più complicato in assoluto e senza confronti nella storia del calcio e si cerca di capirne le peculiarità al di là della sospensione e della ripresa dopo il lockdown. Finalmente si è messo il dito nella piaga dei rigori, che, per come sono stati regolamentati, gestiti e interpretati, hanno condizionato il cammino delle squadre. Il primo aspetto da osservare è il numero dei rigori assegnati in questo 2019-2020 (che ancora ha da registrare altre 6 partite) che sono ben 159 rispetto ai 109 della stagione 2010/11, vale a dire che sono già 50 in più, cui si aggiungeranno quelli delle prossime gare. In generale gli arbitri fischiano di più tenendo conto anche dell’intenzionalità del fallo, di per se stesso punibile: sia esempio il famoso tentativo d’intervento di Meret su Ronaldo da cui il rigore e l’espulsione. Ma la vera novità sono i falli di mano (da cui i rigori) fischiati quest’anno: ben 50 dei 159 concessi sono stati fischiati per un fallo di mano, gomito, avambraccio che, a giudizio dell’arbitro, non erano perfettamente aderenti al corpo.

La nuova regola che ha sostituito l’interpretazione dell’arbitro sull’intenzionalità, prevede punibile con un calcio di rigore un fallo di mano quando: 1) le mani/braccia sono posizionate in modo innaturale e aumentano il volume occupato dal corpo; 2) quando le mani/braccia sono al di sopra rispetto all’altezza delle spalle; 3) quando un calciatore cade a terra ma le braccia sono estese lateralmente o in verticale, lontane dal corpo. Un anno dopo l’applicazione della regola, i rigori per fallo di mano rappresentano il 31 per cento di quelli fischiati rispetto al 13 per cento del passato. E che qualcosa non funziona, se ne sono resi conto anche i massimi vertici che però ondeggiano tra il dover giustificare l’operato di un arbitro o sospenderlo nel caso non si sia uniformato. Il danno intanto è stato subito da alcuni club più di altri, né sembra credibile che un paio di squadre si trovino con la concessione di 15 rigori mentre altri club oscillano da 0 a 3.

Quando Carlo Ancelotti chiese direttamente conto a Rizzoli dell’operato dell’arbitro in Napoli-Atalanta, voleva sottolineare che non sempre è l’arbitro a decidere ma si è ormai creata una commistione di responsabilità con l’addetto al VAR.

Questa situazione inoltre allontana l’Italia dalla media-rigori nel resto d’Europa: ad esempio in Liga sono stati assegnati 145 rigori; in Ligue1 89; in Premier League 83; in Bundesliga 73: un divario che si ripercuote anche nelle gare di Coppa e in nazionale perché i giocatori appaiono condizionati dall’approccio alla gara. Non va ignorato anche “l’allenamento a colpire il braccio” che può fruttare un rigore, come sulle linee laterali si colpisce l’avversario per fruire di un fallo laterale.

Una revisione dovrà pure essere affrontata perché la distribuzione di tanti rigori in modo anomalo condiziona la classifica che significa Europa o serie B. Una breve ricerca indica la Lazio e il Genoa come le squadre alle quali sono stati concessi 15 rigori a favore (contro rispettivamente 6 e 8) mentre l’Udinese non ha battuto un sol rigore pur subendo 9 rigori contro. Il Napoli ha battuto 3 rigori a favore subendone 6 a sfavore.

Ma non sono i numeri a dover essere in discussione e Mario Sconcerti dopo Juventus-Atalanta, nel trafiletto L’Analisi scrive: “Resto molto perplesso davanti a un risultato così strappato dalla Juventus con due rigori il cui concetto mi è poco comprensibile”. E Rino Gattuso di rimando: “Non è calcio questo. È un altro gioco. Come si può giocare con le mani indietro?”

Comments (0)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna su