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Gli ultras chiedono di fermare il campionato

Sarà la settimana decisiva per capire se si tornerà a giocare per concludere il campionato 2019/20 oppure se si appenderanno le scarpette al chiodo fino a settembre. In Europa tre Federazioni hanno già deciso di non proseguire e proiettarsi al prossimo campionato in attesa delle decisioni dell’UEFA circa la conclusione della Champions e dell’Europa League, ma intanto le tifoserie sembrano lontane dall’atmosfera euforica che soltanto il calcio sa dare. E’ di queste ore un volantino degli Ultras Napoli, apparso sui social, e divenuto virale in poche ore: “Finitela con questo teatrino ridicolo, prendete atto che non ci sono i presupposti per terminare la stagione sportiva”.

E che non ci sia la giusta atmosfera per tornare in campo, lo hanno dimostrato anche altre tifoserie come gli ultras genoani della gradinata Nord di Via Armenia 5r :  “Questa stagione per noi è finita non perché ci volete fuori, ma perché con un simile governo del calcio non vogliamo avere nulla a che fare. Per noi il pallone, a queste condizioni, si è sgonfiato. Tenetevi questo baraccone vuoto e, se avete un briciolo di dignità, vergognatevi! Voi presidenti siete asserviti alle televisioni, siete schiavi del loro denaro, voi non decidete ma siete dei pupazzi nelle loro mani. Si prospetta l’utilizzo di strumenti come i tamponi per calciatori e addetti ai lavori, per poi non garantirli a tutti i cittadini . Tutto questo dopo due mesi di emergenza e con quasi 25 mila morti tra i quali 200 fra medici e infermieri a che non hanno avuto la possibilità di fare il tampone. È inaccettabile. Non esiste il minimo rispetto. Che cosa pensate possa essere il football senza gente? I giocatori quando segneranno un gol penseranno di esultare verso gli spalti vuoti?”

E anche altri gruppi ultras si sono espressi in modo negativo alla ripresa del campionato come riferisce il Secolo XIX che cita le tifoserie rossoblucerchiate parlando di Sampdoria, Genoa, Atalanta e Brescia. “Senza tifosi non è calcio, è solo business, e noi diciamo no. Tutti noi ci siamo innamorati del calcio da bambini. Negli anni i troppi soldi, i troppi interessi, il colpevole consegnarsi mani e piedi alle tv, hanno fatto in modo che il calcio diventasse un’industria e non più uno sport. Non riusciamo a concepire una partita di pallone in uno stadio spoglio di colore e di calore. Un giorno si dovrà tornare a giocare ma non a queste condizioni e soprattutto non a porte chiuse”.

Nel coro anche i tifosi della Spal: “Il calcio è della gente, ed è giusto che il calcio ne rispetti i problemi, ne rispetti il lutto, rispetti un lasso di tempo minimo in cui fare silenzio, che non potrebbe di certo essere quello simbolico e ipocrita del minuto a inizio partita, ma un tempo più lungo e giusto, a misura d’uomo. Il calcio è un mondo ricco, troppo ricco. Ci si fermi. A noi non interessano le decisioni che verranno prese in merito

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