Il Napoli è pronto: se il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare
Potrebbe partire dalla panchina Lorenzo Insigne che ieri ha svolto lavoro a parte durante l’allenamento in vista della sfida di domenica, per evitare altri sovraccarichi di fatica e riprendersi al meglio. Carico a mille è invece Dries Mertens che si è sentito invocato dall’intera tifoseria soprattutto durante il match con il Milan quando è entrato soltanto a 15 minuti dal termine. Ricomincio da 144 – potrebbe dire il belga – che è tornato al passato quando in competizione con Insigne, entrava al suo posto per spaccare le partite. Poi l’infortunio di Milik, e nacque un’altra storia.
Dieci partite per invertire la rotta e puntare al massimo, se…., ma in ogni caso difendere il bottino conquistato. Qualche lezione in più su falli tattici quando servono (Barcellona?); maggiore resistenza all’assalto di chi gioca duro (Cagliari?). Qualche palla in tribuna quando l’area diventa un’arena. Spalletti potrebbe lasciare in panchina anche Fabian Ruiz che è ancora in lotta con quella fastidiosa pubalgia che limita il suo rendimento: al suo posto Anguissa, più fisico, che con Lobotka potrà meglio fronteggiare l’uomo contro uomo. Gli infortunati di turno, Juan Jesus che ha accusato un risentimento alla coscia e, purtroppo l’infortunio di Meret con la frattura della vertebra lombare che lascerà Ospina senza paracadute. Infine attenzione ai “gialli” per Anguissa, Demme, Koulibaly, Osimhen, Rrahmani che sono diffidati.
In casa Verona sarà assente il solo Darko Lazovic che ha riportato una lesione di primo grado al bicipite femorale della coscia destra, ma il tridente è pronto a pungere ancora. Il Verona, dopo la vittoria ottenuta contro il Venezia ha raggiunto la fatidica “quota quaranta” e, come ricorda Tuttoverona, ha messo in cassaforte con largo anticipo la salvezza garantendosi il quarto campionato di fila in serie A, nuovo record da quando la presidenza è in mano a Maurizio Setti. Il miracolo di questa stagione è prima di tutto merito di Igor Tudor, croato come il suo predecessore Juric dopo la brevissima parentesi di Di Francesco. Da 40 punti in poi (e già a Firenze se n’è aggiunto un altro) si può giocare liberi e senza pressioni, pur con il timore di qualche blackout di concentrazione. Ma Tudor ha già rassicurati tutti: “Gli stimoli da qui in avanti non mancheranno. Cercheremo di vincere più partite possibili. Personalmente non mi piace perdere nemmeno a carte con mia figlia”.




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