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Il Presidente dell’UEFA pensa ad un prossimo futuro con i tifosi allo stadio e difende i calciatori accusati di avidità

Il presidente dell’UEFA Aleksander Ceferin in un’intervista al Guardian, mostra un deciso ottimismo dopo il via al campionato della Bundesliga che sarà seguito da molte altre Leghe: “Siamo pronti, – ha dichiarato – seguiremo le raccomandazioni delle autorità ma sono assolutamente sicuro che il buon vecchio calcio, con i suoi tifosi, tornerà molto presto. Se scommetterei un milione di dollari sul fatto che gli Europei si potranno giocare nel 2021? Lo farei, non so perché, non dovrei. Non penso che il virus durerà per sempre, penso che le cose cambieranno prima di quanto molti pensano. La situazione è seria ma i contagi sono in calo, siamo più prudenti, conosciamo meglio questo virus. E poi sono ottimista, non mi piace questa visione apocalittica per cui dobbiamo aspettarci una seconda, una terza o una quinta ondata”.

Resta per Ceferin il dubbio di una scelta precipitosa della Ligue1 francese che ha abbandonato “la partita”troppo presto considerando che fino al momento in cui sarà assicurato il vaccino anti-covid, sarà sempre una battaglia di prudenza e civiltà contro questo virus.

Ed ha proseguito: Questa è una nuova esperienza e quando ci sbarazzeremo di questo virus, le cose torneranno alla normalità. Il calcio non è cambiato dopo le Guerre mondiali, non cambierà dopo questo virus. La gente dice che il mondo non sarà lo stesso, magari ha ragione, ma allora perché non pensare che sarà migliore? Perché non pensare che saremo più svegli, o che finalmente ci renderemo conto di quanto siamo fragili davanti alla natura? Ci sono sempre delle lezioni da imparare”.

Ceferin guarda quindi ad un prossimo futuro con prudente ottimismo che potrebbe finalmente portare allo stadio i tifosi: a settembre? Poco importa la data, importa piuttosto seguire la curva del contagio sempre più confortante e quindi la possibilità di adeguare il rischio  alla normalità.

Infine il presidente della Uefa ha concluso con un’osservazione in difesa dei calciatori. «Non penso che siano avidi. Il mercato fa i prezzi. E se qualcuno ti propone 20 milioni di dollari all’anno, non penso che c’è chi direbbe ‘no, non voglio essere avido, datemi 200 mila dollari’. È il mercato che decide. Vediamo se la risposta del mercato a questa crisi farà scendere certe cifre. Ma non è corretto parlare di giocatori avidi perché hanno ingaggi così alti. Portano molti ricavi e il calcio è una grande industria che paga parecchie tasse, come le pagano i calciatori“.

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