Il Vesuvio che Sognava la Gloria
di Ugo Picone
“C’era una volta, in una terra baciata dal sole e cullata dal mare, una città speciale chiamata Napoli, che viveva all’ombra di un gigante gentile: il Vesuvio. Da due anni la città sognava di tornare a cantare di gloria, di far brillare il cielo d’azzurro come nei giorni dei grandi eroi. In quella città viveva una squadra coraggiosa, il Napoli, con il cuore dei leoni e il piede leggero come il vento. I suoi giocatori non erano solo atleti, erano cavalieri di un sogno, guidati da un condottiero saggio e silenzioso, che conosceva il valore della pazienza, del sacrificio e del coraggio.
Dall’altra parte del regno, la potente Inter, una casata storica e temuta, attendeva con occhi puntati sulla vetta, pronta a conquistare la corona. Ma all’ultima giornata del grande torneo, il destino mise davanti al Napoli una sfida finale: doveva affrontare i valorosi rossoblù del Cagliari, mentre l’Inter avrebbe sfidato i lariani del Como. Solo chi avesse vinto, avrebbe potuto toccare il cielo.
Il giorno della battaglia arrivò. Il Maradona, lo stadio incantato, tremava di emozione. Il Vesuvio tratteneva il respiro. Il Napoli entrò in campo con la grinta dei popoli del Sud, con la voglia di scrivere la storia. Il pallone correva come un sogno tra i piedi azzurri ma sembrava che la porta avversaria avesse subito un incantesimo. Ma ecco che al 42° Mc Tominay con una sforbiciata vola tra le stelle e segna il gol della speranza, al 51° Lukaku raddoppia trascinando dietro di sé i difensori avversari che dichiarano la resa di fronte a tanta potenza celestiale. Da quel momento fu un assedio d’emozioni. Il Cagliari non si arrese, ma il cuore azzurro era più forte della paura.
Quando l’arbitro fischiò la fine, un boato esplose: il Napoli era Campione d’Italia: il secondo scudetto tricolore vinto in soli tre anni! Il condottiero, sua altezza il conte Antonio, si precipitò ad abbracciare i suoi valorosi uomini e colui che aveva finanziato questa impresa ricevendo tanta gioia sembro’ aver una metamorfosi. La città si vestì a festa, il Vesuvio danzò di gioia e le stelle formarono una corona sopra il cielo di Napoli. Non era solo una vittoria, era la rivincita di una città, l’esplosione della sua fantasia, del suo coraggio, della sua determinazione. Il sogno dei bambini, la magia del calcio che premia chi non smette mai di crederci. La vittoria di un popolo “libero“.
E da quel giorno, ogni volta che a Napoli nasce un sogno, si racconta la favola di quella squadra che, con il cuore e il coraggio, si confronto’ con le blasonate casate del nord e fece cantare il Vesuvio.”