E a San Siro si è dovuto assistere ad una gestione di cartellini gialli, dati o non dati, con una forma di discrezionalità nella compensazione da non essere comprensibile per un giocatore.
Ora il calcio vive un momento di grandissima crisi economica che potrebbe riflettersi anche nei prossimi due campionati che saranno ricchi di partite che non interesano molto il grande pubblico. Una Nations League, la terza Coppa Europea, un mondiale in pieno inverno: un’industria che tenta di allargare gli orizzonti per far quattrini, mentre il tifoso si allontana sempre di più.
Il vero rischio dell’industria calcio è che nessuno creda più nella trasparenza delle decisioni perché la politica si insinua, oggi come ieri allontanando il pubblico, con la differenza che oggi il pubblico “vede” le partite mentre un tempo “sentiva” radiocronache che potevano essere addomesticate: non risulta che un sol radiocronista fosse tifoso del Napoli come Bergomi dell’Inter
Già prima della pandemia gli stadi lamentavano vuoti sistematici per disaffezione latente e costante, ma se qualcuno pensa che dopo la pandemia gli stadi saranno sempre gremiti può commettere un grave errore di valutazione.
Perché torni l’amore per il calcio, perché torni il tifoso a tribolare, occorre la chiarezza, la trasparenza perché, per ora, non c’è fiducia.