Intervista a Marco Ferrigno
Entrare nella bottega di Marco, appartenente all’ultima generazione dei maestri di arte presepiale della famiglia Ferrigno è come fare un tuffo nel passato. Un bel tuffo, perché la tradizione, da queste parti, cammina di pari passo con la modernità, dando vita a delle vere e proprie opere d’arte apprezzate in tutto il mondo. Che siano pastori in stile settecentesco o statuine moderne, l’arte di Marco Ferrigno sembra viva, perché risplende – da quasi due secoli – di un’antica e salda passione di famiglia.
Marco, iniziamo subito, quanto sei tifoso del Napoli? – “Guarda, sono tifossissimo dai tempi di Kroll. E poi con Maradona e tutti i vari campioni che abbiamo avuto nel tempo, fino a giungere a Cavani, che secondo me resta uno degli ultimi rimasti fedeli alla maglia. Dopo mi sono emozionato solo in una occasione, anzi, lo dico subito: la squadra di Sarri è stata la più forte che abbiamo mai avuto. E aver perso il mister credo che sia una cosa che difficilmente ci perdoneremo. In futuro non vedremo mai più un Napoli così”.
Mi racconti delle origini della vostra attività, riconosciuta tra l’altro, in tutto il mondo? – “Nasciamo nel 1836, questa è la prima data che abbiamo reperito su alcune fonti storiche, anno in cui un mio trisavolo iniziò a lavorare la terracotta per hobby. Poi è passata di generazione in generazione, fino ad giungere a mio nonno Salvatore, a mio padre Giuseppe e, infine, a me che sono di quarta generazione”. E l’idea delle statuine non necessariamente collegate alla tradizione del presepe quando nasce? – “Esattamente nel 1992, con Mani Pulite: il primo personaggio che abbiamo realizzato è stato proprio Antonio Di Pietro, me lo ricordo bene. Quella fu una geniale idea di mio padre, nata per attirare un po’ di attenzione mediatica, e il risvolto fu talmente positivo che quell’anno, in particolare, di statuine ne vendemmo a centinaia, a ventimila lire ognuna. Erano tante le richieste che non avevamo neanche il tempo di cuocerle! All’inizio realizzavamo un personaggio all’anno, nel 1993 fu la volta di Lady Diana, nel 1994 Madre Teresa di Calcutta e poi, pian piano, abbiamo creato sempre più personaggi.
Il primo calciatore sfornato chi è stato? – “Il primo in assoluto è stato, ovviamente, Diego Armando Maradona. E posso dirti che quella di Diego è anche la statuina di calcio attualmente più venduta, comprata non soltanto dai napoletani ma anche dai turisti. In verità, all’inizio storcevo un po’ il naso sulla vendita di queste statuine, ma poi ho capito che hanno attirato, oltre all’attenzione mediatica, anche l’interesse di persone che, altrimenti a San Gregorio Armeno, non sarebbero mai passate. I giovani, per esempio, per vedere questi personaggi vengono ormai tutto l’anno”.
La richiesta più bizzarra che vi sia mai stata fatta? – “Le statuine di attualità si sono evolute ed oggi realizziamo anche statuine personalizzate. Bastano tre foto e le realizziamo su commissione. C’è chi se la fa fare con la maglietta del Napoli, chi le regala per i compleanni, ad esempio. Insomma è un business diverso, ma ha un po’ globalizzato il nostro lavoro: San Gregorio Armeno oggi non è più solo la strada natalizia vissuta per tre mesi all’anno. Grazie a questo risvolto si lavora sempre e le richieste arrivano, eccome. Pensa che un mio cliente di Siena, Piero, ogni anno arricchisce il presepe con amici e parenti. Un presepe che va avanti da 10 anni e dentro ci saranno ormai 40, 50 persone. Anzi, è curioso che, ad un certo punto, anche noi siamo stati ricompresi, perché siamo diventati amici, e siamo sul suo presepe!”
Tra gli azzurri di ieri e di oggi chi si e dimostrato particolarmente interessato al vostro lavoro? – “Per il discorso statuine, dei nuovi calciatori quasi tutti si sono fatti realizzare la propria personalizzata con maglietta societaria, anche in diverse posizioni. Alex Meret, ad esempio, è rimasto talmente contento che ci ha regalato la sua maglia autografata. Fabio Pisacane del Cagliari, invece, si è fatto ritrarre con la maglia del Boca Junior di cui è tifoso. Avrebbe voluto farsela fare con la maglia del Napoli ma lui non l’ha mai indossata…Mertens, pure, ha la sua statuina personalizzata. Pensa, invece, che Gonzalo Higuain se n’è fatta fare una personalizzata ma a grandezza naturale! Come arte presepiale, invece, Reina si è fatto realizzare una splendida Natività in una ampolla di 70 cm di altezza e 80 cm di circonferenza, abiti realizzati con sete di San Leucio, Re Magi con ricami in oro, uno spettacolo. Anche Lorenzo Insigne ha scelto una classica Natività su una base dorata, altezza 40 cm”. La moglie di Ancelotti, invece, prima di andare via venne a comprare tanti angeli per arricchire il Natale e anche dei corni portafortuna e lo stesso ha fatto la moglie di Gattuso (perché loro sono molto scaramantici). A proposito, mi piace tanto Gattuso più di Ancelotti…magari vado pure controcorrente. Io stimo Ancelotti, ma ha peccato di presunzione volendo cambiare modulo. Su Gattuso, invece, mi sono ricreduto, è stato bravo con “bastone e carota”. Anche se il mio rimpianto resta sempre Sarri, se avesse avuto a disposizione qualche campione in più…chissà dove saremmo arrivati. Io so che lui è andato via proprio per questo, il mister voleva vincere”.
Quali novità ci aspettano per il prossimo presepe, Marco? -“Beh, sicuramente all’insegna del Covid -19, con la Madonna e San Giuseppe in mascherina! Già lo abbiamo fatto e abbiamo realizzato anche un bel corno portafortuna specifico contro il Coronavirus, perché in questo momento abbiamo bisogno soprattutto di sdrammatizzare”.
Un’ultima domanda: Diego Armando Maradona . “Uno dei più grandi che abbia mai visto giocare. L’ho incontrato ultimamente a Napoli ed è invecchiato tanto. Mi chiedo sempre se si fosse allenato seriamente, come i grandi professionisti, dove sarebbe arrivato. Sicuramente avremmo vinto di più anche noi. Ma, forse, era talmente tanto genio e sregolatezza che non ne aveva bisogno, chissà. E poi, legato a Maradona, ricordo un episodio che mi dà ancora tanto rammarico: la prima partita di Coppa dei Campioni che beccammo il Real Madrid. Perdemmo due a zero in Spagna e pareggiammo uno a uno al San Paolo con gol di Butragueno. Fu uno shock, avevo circa 20 anni” .
(Per la cronaca, il 30 settembre del 1987 ci fu la prima partita della Coppa dei Campioni al San Paolo. Dopo lo 0-2 subito allo Stadio Bernabeu, il gol di Francini fece sperare un San Paolo gremito per l’occasione. Ma il successivo pareggio del Buitre spense tutte le speranze azzurre n.d.r.)
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