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Israele-Italia, tra sport e politica

Assurda, visionaria, surreale: una sfida a Fifa quella tra Israele e Italia che premia lo spirito e la rabbia che Gattuso ha saputo trasferire in tutti gli azzurri. Inutile tentare analisi tecniche di una sfida che aveva affidato allo sport un messaggio politico.

Un’atmosfera pesantissima iniziata giorni fa con uno striscione sotto la casa del ct a Schiavonea: “Rino, non si gioca con chi uccide bambini”; proseguita poi in campo con i giocatori israeliani ad indossare la fascia nera in segno di lutto per le vittime dell’attacco terroristico avvenuto a Gerusalemme e i pochi tifosi azzurri presenti a Debrecen con le spalle voltate all’inno israeliano, durante il quale si sono uditi anche dei fischi mentre sui social è esploso l’hashtag #boicottaIsraeleItalia.

In questo clima l’Italia è scesa in campo contratta, distratta, forse consapevole di un peso troppo grande per una partita di pallone e tuttavia, alla fine, ha vinto proprio lo sport nella sua essenza più autentica. “Schiaffoni”, li ha definiti Gattuso, schiaffoni a cui gli azzurri hanno risposto volta per volta quasi in una stizza di rabbia. E il quinto gol è stato segnato con un senso di libearazione dopo aver provato paura. Se questa sera l’Italia avesse perso o anche pareggiato, avrebbe compromesso il futuro tagliando le gambe anche ad un ct che crede in quel che fa.

Appuntamento ora ad ottobre per giocare a calcio, con l’Estonia: una partita dove soltanto lo sport sarà protagonista.

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