Il gol di Josè è stata una perla di saggezza; forse un ripensamento, forse. Potrebbe andare ovunque e sarebbe una ricchezza per qualunque tecnico: lo è stato per Benitez, lo è stato per Sarri, lo è stato per Ancelotti, lo è per Gattuso; quattro allenatori diversissimi per temperamento, per modo di giocare, per modulo. E per chiunque Josè Callejon resta un genio del pallone, anche quando non è al top, anche se sbaglia, anche se non centra la porta. Nessuno come lui, può giocare sempre: non è stato così per Insigne o o per Allan, finanche Hamsik ha conosciuto più volte la panchina e la sostituzione. Josè Callejon dovrebbe giocare sempre perché resta un numero primo, con un marchio di fabbrica inimitabile: quel cerchio, là in alto a destra è suo ma quando occorre scivola giù che neanche te ne accorgi e si chiama l’avversario che tenta di bloccarlo con un fallo: lui resta in piedi, con aria scostante imponendo all’arbitro il fischio: unico giocatore che guida l’arbitro.
Domani scade il suo contratto e potrebbe salutare per tornare nella sua Spagna che gli ha regalato poche gioie calcistiche: potrebbe chiudere qui sette anni d’oro dove ha vissuto emozioni che non potranno mai ripetersi. Ma il Napoli giocherà fino al 2 agosto il suo scorcio di campionato e dopo sei giorni una partita con il Barcellona. Domani Josè è pronto a firmare con il Napoli altri due mesi di storia. Domani firmerà una postilla, ma questa notte – Benitez docet – il cuscino potrebbe portar consigli diversi perché il tridente è ancora una grande bellezza.
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