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De Bruyne: “Conte sa come costruire una squadra compatta”

La Luce della Serie A,  Kevin De Bruyne, ha rilasciato una lunga intervista al Corriere della Sera in cui racconta se stesso e come sia arrivato a Napoli.

La trattativa con il Napoli: “Durante la trattativa credo di aver parlato con De Laurentiis solo una volta in una videocall. Il d.s. Manna è venuto da me e mi ha spiegato il progetto. Delle questioni contrattuali se ne occupano il club e gli avvocati. Io gioco solo a calcio”.

Quando ha deciso? “Quando il City ha deciso di non rinnovarmi il contratto, ho iniziato a guardarmi attorno perché dopo tanto tempo non volevo più restare in Inghilterra. La possibilità legata al Napoli mi è sembrata la migliore per la mia famiglia e per me come calciatore. E poi Conte è un allenatore magnifico.  È diverso da Guardiola sia per tecnica che per metodoConte sa come costruire una squadra compatta, come un blocco unico. Pretende molto dal gruppo e se non lavori per la squadra sei fuori. Questo alza l’intensità e il livello generale”.

Cosa si aspetta da questa stagione?  “La vittoria col gol è un buon inizio, ma non serve guardare troppo avanti. Siamo un grande gruppo che può lottare per lo scudetto e vogliamo fare strada anche in Champions e Coppa Italia. Ripetersi però è più difficile”.
Scudetto o Champions? “Domanda difficile! Ho vinto la Champions ma non lo scudetto: sarebbe bellissimo riuscirci. Non voglio che il calcio diventi un “lavoro normale”: se lo vivi con piacere e sorriso, giochi meglio”.

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Qual è la squadra più attrezzata in serie A? “L’Inter ha più continuità delle altre, ed ha valore. Li ho affrontati in finale di Champions. Ma penso che in Italia ci siano diverse squadre in grado di competere ad alti livelli, anche il Milan può essere pericoloso, nonostante la falsa partenza: hanno il vantaggio di concentrarsi solo sul campionato”.

Un pregio e un difetto. “Parlo quattro lingue: inglese, francese, tedesco e olandese. Riesco a capire un po’ di italiano. Il difetto? Ho bisogno di pianificare, organizzare. A volte diventa una rigidità”.

A 34 anni si sente a fine corsa? “Sono simile a 10 anni fa, con più esperienza. Ho qualità e difetti come tutti, cerco solo di divertirmi”
Com’era da ragazzo? Riservato, lo sono ancora. Sto bene con amici e famiglia. A Napoli devo ancora ambientarmi”.
Che famiglia ha avuto? Mamma casalinga, papà in fabbrica. A 14 anni lasciai casa per il calcio, fu dura per loro. Ora papà lavora con me”
La ricchezza quanto l’ha cambiata? “Molto. Giocare e guadagnare cambia tutto. Mia moglie spesso è sola con tre figli. Cerco però di educarli bene: un giorno capiranno la differenza con la nostra gioventù”.

Un piano per il Napoli: “Voglio essere il miglior giocatore possibile, divertirmi e vincere. Perdere non mi piace”.

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