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“Ladri meridionali” scrive Pavan ma vengono chieste le sue dimissioni perchè mette in ridicolo il Consiglio Comunale

All’indomani di una partita giocata dal Napoli c’è sempre qualche imbecille che scribacchia qualche post offensivo-razzista in assenza di ironia, propria delle persone intelligenti. E pure stavolta non è mancato un post (poi rimosso) del consigliere comunale Carlo Pavan contro i napoletani ladri meridionali. E il primo pensiero che suscita tale azione è quello della codardia: perché scrivere e poi rimuovere tale insulto? Sperava di essere seguito da tutti? La stessa cosa è avvenuta a Verona con lo striscione “originale” fatto sparire dopo la condanna.

Vigliacchi: abbiate il coraggio di restare sulle vostre idee. Abbiate il coraggio di affrontare le conseguenze. Abbiate il coraggio di essere uomini o donne.  Ma non ci riescono. Anche  a Napoli c’è sempre il razzistello che razzola, ma  trova una signora che lo apostrofa e gli dice: “Non sì razzista, sì str..” e la signora viene anche premiata dal presidente della Repubblica Italiana; intelligenza made in naples che è un po’ quel che ha scritto la notissima Anna Trieste: “ Io vorrei che la smettessimo di definire “ignoranti” coloro che insultano una persona per il colore della pelle. Non sono “ignoranti”, so’ STRUNZ!

Una volta ben definito il concetto, c’è da dire che almeno tre consiglieri comunali hanno voluto prendere le distanze da tal Carlo Pavan, scrivendo: “Le esternazioni del consigliere Pavan sono vergognose e inaccettabili perché offensive e razziste e devono portare a un’unica conseguenza, le sue dimissioni dalla carica di consigliere comunale”, spiegano i membri di minoranza. “L’adesione a una fede calcistica non può diventare offesa e intolleranza. Il suo atteggiamento non può essere più tollerato, le sue continue esternazioni mettono in ridicolo l’intero consiglio comunale e l’immagine della città”.

C’è comunque di fondo un senso di odio che non riesce ad essere filtrato dalla ragione, né chi offende è consapevole di quanti danni faccia. Pochi giorni fa, Giorgio Chiellini in un’intervista sul razzismo ripercorse un episodio accaduto a Cagliari tre anni fa: “Stavamo giocando contro il Cagliari, quando il mio compagno di squadra Blaise Matuidi – un ragazzo adorabile e tranquillo – ha improvvisamente iniziato a mostrare un’incredibile angoscia e non siamo riusciti a calmarlo. Si è scoperto che aveva sentito insulti razzisti dagli spalti ed era completamente scosso. A quel tempo, l’ho trovato difficile da gestire perché eravamo nel mezzo di una partita. Mancavano pochi minuti ed è stato un momento decisivo della partita. Il mio primo pensiero – e onestamente, in retrospettiva probabilmente era quello sbagliato – è stato ‘Blaise, calmati. Iniziamo a giocare e pensiamoci dopo!’  Se potessi tornare indietro, cercherei di aiutarlo subito, invece che solo a fine partita. Probabilmente sarebbe stato meglio fermare il gioco ancora per un po’, parlare con l’arbitro e l’altra squadra per fare una chiara dichiarazione su quanto fosse inaccettabile e che non potevamo andare avanti così. Questo avrebbe avuto maggiore visibilità. Così com’era, l’insulto razzista è passato quasi inosservato, come se fosse stato un insulto normale, quando in realtà è tutt’altro”.

Il problema serio è proprio questo: si lascia andare. Si lascia passare il concetto che tutto è normale. Che si tratti di una ragazzata di un gruppetto. Ma quando Igor Tudor si schiera con i suoi tifosi razzisti, significa che il germe c’è e si diffonde.

 

 

 

 

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