Si dice che Ronaldo abbia speso recentemente – a marzo, in piena emergenza pandemia – quasi 9 milioni di euro per un’esclusiva Bugatti, a completamento (momentaneo) della sua collezione di auto sportive e di lusso. Non solo, un esclusivo Mercedes Brabus Classe G gli era stato regalato da Georgina in occasione del suo trentacinquesimo compleanno, a febbraio.
Anche Maurito Icardi e Wanda Nara, per esempio, non hanno mai lesinato sulle immagini dei loro regali fiammanti rilasciate in pasto ai social. E invece se l’auto viene mostrata da Lorenzo Insigne, provoca fastidio. Partono gli anatemi e le scomuniche da parte di sedicenti addetti ai lavori – leggi giornalisti non necessariamente sportivi – che con fare pruriginoso aizzano i leoni da tastiera circa l’opportunità o meno di dimostrare un regalo in un periodo del genere.
Ad un certo punto, in rete sono circolate alcune presunte dichiarazioni di Lorenzo Insigne:
“Le polemiche sulla mia nuova auto? Se aveste visto meglio l’immagine c’è mio figlio alla guida con una felpa Versace e jeans Amiri, ma non vedo dove sia il problema. Il fatto è che io vengo dal fondo, a differenza di tutti quelli che mi criticano. Sapete tutti da dove vengo, dal nulla. Mio padre lavorava tutti i giorni per cercare di non cadere in mano alla camorra, aveva un carrello ambulante di frutta, mamma lo aiutava come poteva ma era zoppa e non poteva camminare a lungo. In molti mi prendono in giro perché non so parlare bene in italiano, la verità è che a 12 anni invece di andare a scuola andavo ad aiutare papà a lavoro, altro che studiare. La mattina uscivamo alle 5, caricavamo il carrello e poi in giro per tutta Napoli a vendere. In ogni condizione, sia con la pioggia, che con il sole battente. E mica esistevano giorni liberi o ferie. Quando papà non vedeva prendevo una mela e iniziavo a palleggiare per sfogare la mia rabbia, dopo un anno facevo quel che volevo con le mele. Fu così che iniziai a palleggiare con le pesche, che erano un po’più piccole, fino ad arrivare alle ciliegie. Un giorno arrivammo fino a Castel Volturno, non riuscivamo più a vendere nelle altre zone perché facevamo concorrenza agli ambulanti della camorra, e lì fui notato da un osservatore del Napoli mentre palleggiavo con una ciliegia col destro, e sbucciavo le nespole con il sinistro. Lì ci fu la svolta; la mattina uscivo con papà, facevano un giro nuovo in modo da arrivare nel pomeriggio a Castel Volturno per gli allenamenti, e la sera andavo in piazza a palleggiare con la frutta con il boccino delle offerte. Volevo differenziarmi dai falsi invalidi. Il resto è tutto frutto di sudore, determinazione e umiltà; quella c’entra poco con i miei capi firmati, se spendo due pali da Gucci è perché da bamboccio giravo con gli abiti usati.”
Dichiarazioni rilasciate ai microfoni di un certo Emis Izzo Giambelli di DalBasso.it che erano, senza dubbio, la migliore risposta che si potesse immaginare per mettere a tacere i galli da cortile nel Bel Paese dai due pesi e dalle due misure.
Ma tali dichiarazioni, dopo alcune verifiche sono risultate totalmente inventate e mai pronunciate da Insigne. Resta, però, tutta l’amarezza legata al fatto che in Italia, come al solito, c’è chi può sfoggiare e chi (per una non ben specificata motivazione) deve mantenere un profilo basso.