Io sono Armando Guarino e scrivo gialli, ma quando ero piccolino e facevo volare la mia fantasia mia nonna diceva a mio padre: ”ecco, sta facendo le riflessioni di Gaetano…”. Siccome non ho mai saputo chi fosse il “suo” Gaetano ne ho inventato uno io con il quale parlare del mio immenso amore per Napoli e il Napoli.
Stamane il bar di Gaetano è in fermento. Tra chi vuole adottare Orsolini, chi semplicemente gli vorrebbe inviare generi di natura culinaria per ringraziarlo e chi lo vuole il prossimo anno a Napoli c’era già un bel vociare. Ma la maggior parte di loro, Gaetano compreso, stavano parlando di ciò che aveva dichiarato Conte.
Entro e decido di stuzzicarlo.
“Allora, tu cosa credi faccia: rimane o va via?”
“Arma’, tutto quello che ha detto io già lo sapevo. Ho spie dappertutto e mi avevano già riferito che la sua permanenza dipenderà dall’incontro di fine anno con il presidente. Se la società gli darà ciò che vuole, rimarrà, altrimenti andrà via. Non si vuole trovare un altro anno in bilico tra promesse e falsi dei”
Mi aveva fatto la citazione…
“Allora perché siete così in fermento?” domando.
“In primis, perché non era necessario dirlo ora, siamo tutti abbastanza intelligenti da averlo capito e non ci fa né caldo né freddo. Piuttosto siamo tutti attenti a non rompere un equilibrio di per sé precario e rischiare così di non vincere”.
“Già, perché il tifoso napoletano… come ha detto? Non si accontenta della pizza o altre menate del genere. Vuole vincere”.
“Perdonami Arma’, ma perché gli altri tifosi non vogliono vincere? Non mi dire che quelli di Milan, Juve, quest’anno sono contenti di come sta andando. Ma neanche questo ci ha dato fastidio”.
“E cosa sarebbe?”
“Ha detto che il napoletano se non vince, diventa cattivo. E no, questo, no! I cattivi sono sempre stati gli altri. E se non lo sa e nessuno glielo ha detto, vada a chiederlo ai vari Mertens, Insigne, Hamsik, Sarri, finanche Mazzarri o altri che non hanno vinto nulla e che invece continuano a essere osannati dai tifosi napoletani. No, questo non dovevi dirlo, caro Antonio! Noi siamo gente di cuore, noi abbiamo sempre voluto bene a chi sposava la nostra causa, non a chi ci faceva vincere. Noi amiamo chi fa di tutto per renderci felici, che ce la faccia o meno. Perciò, caro Antonio, ti sei speso un jolly con queste tue parole, ma noi vogliamo credere ancora che tu non lo abbia fatto per te stesso, per rivendicare un merito che nessuno ti avrebbe mai tolto o per non essere incolpato di un secondo posto per il quale nessuno te ne avrebbe fatto una colpa. No, vogliamo credere che tu lo abbia fatto per noi, per difendere questa impresa fino alla fine. Ma se così fosse, ora te la diciamo noi una cosa: pensamm ‘a faticà. Come tu stesso hai sottolineato all’inizio. Tutto il resto verrà dopo”.
E così Gaetano se ne va e il mio cornetto e cappuccino se ne va a farsi benedire.
(Armando Guarino)