Lobotka: “Conte è diverso da tutti. È davvero unico”
Dopo la tempesta e anche l’occasione per togliersi qualche sassolino dalle scarpe, l’agente di Lobotka chiarisce il suo pensiero, stempera la polemica e parla di Lobotka e Conte come di un rapporto tra padre e figlio. Così Stanislav Lobotka che dopo sette anni in maglia azzurra non ha imparato una sola parola in italiano, prova a raccontare ciò che è stato travisato dai social, dalla stampa e dai malpensanti:
Quando ero più giovane, a volte non mi comportavo come avrei dovuto. In Spagna, però, ho imparato molto: lì è tutto diverso, c’è una mentalità differente. E poi, al Napoli, la pressione è ancora più grande. Ma Conte… Conte è diverso da tutti. Da tutti gli allenatori che ho avuto finora. È davvero unico — in quello che chiede, in come prepara le partite, in come analizza ogni dettaglio e in come riesce a farti capire che vuole tutto da te. E quando dico “tutto”, intendo proprio tutto. A volte ti sembra di essere tornato a scuola: ti spiega ogni cosa nei minimi particolari e poi te la fa ripetere in campo, finché non la esegui esattamente come vuole lui. E se non lo fai, non alza la voce, non ti punisce: semplicemente si ferma, ti guarda e dice con calma: “Non va bene.” E tu capisci che devi rifarlo, finché non è soddisfatto. È così per tutto: tattica, corsa, posizione, persino nel modo in cui comunichiamo tra di noi. Per lui non basta correre: devi correre con un senso, sapere esattamente perché lo stai facendo. Questa è una delle lezioni più grandi che ho imparato da lui: ogni metro che percorri in campo deve avere uno scopo. Non puoi muoverti solo per coprire spazio — ogni movimento deve essere funzionale. Ecco perché i suoi allenamenti sono così duri: non è solo una fatica fisica, ma anche mentale. Ti svuotano completamente, ma allo stesso tempo ti costruiscono. Conte vuole che tutti siano pronti a cambiare in qualsiasi momento, perché durante una partita può modificare il sistema di gioco tre o quattro volte. Devi essere pronto, sapere dove andare, come muoverti, come reagire se l’avversario cambia qualcosa. E se qualcuno non lo sa, lui se ne accorge subito. Ma quando tutto funziona, senti che la squadra diventa una macchina perfetta. In quei momenti è un piacere giocare. Lavorare con lui non è facile, ma quello che impari da Conte… nessun altro te lo può insegnare”.




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