
Maradona, i palleggi di Monaco e la punizione alla Juve: il tango di Diego
Quei magici palleggi nel riscaldamento, durante un aprile qualsiasi, prima della gara di Coppa Uefa col Bayern Monaco, sono l’emblema di quanto nel sangue di Diego scorresse il calcio. Era 19 aprile 1989, la semifinale di ritorno che aprirà le porte alla storica conquista della Coppa Uefa da parte del Napoli, ed ecco che Dio ha cominciato a scaldarsi con gli scarpini slacciati, danzando sulla canzone trasmessa in quel momento allo stadio. Un momento poetico per il calcio con il sottofondo musicale di “Live is Life” degli Opus. Per chi non ha avuto la fortuna di vederlo giocare dal vivo, quel video resta uno dei momenti iconici dell’eterno Pibe de Oro. Tutti conoscono quel video, senza distinzione di età, genere o nazionalità. Un patrimonio culturale che oggi, più che mai, resta dipinto nelle nostre menti come se fosse una tela di uno dei più sopraffini pittori.
Questo è solo una piccola parte di cos’era Maradona, un piccolo ricordo di chi, non potendo vedere le sue gesta dal vivo, ha provato ad ammirarlo in tutte le salse: videocassette, libri, poster, dvd, e tutto ciò che trasmettesse le gesta di Diego. Eppure, quando si vedevano quelle immagini era come essere lì: si poteva ammirare la gioia di Ferlaino, si poteva vedere l’accennato sorriso di Bianchi, si potevano sentire i calcioni di Bagni ma, soprattutto, si sentivano di sottofondo le note di un tango argentino. Veniva voglia di esultare ad un gol mai visto, ad una rete segnata 20 o 30 anni prima. Vedendo quelle immagini sembrava di essere nelle favole. Durante la famosissima punizione nell’area di rigore con cui Diego ha trafitto Tacconi e la Juve sembrava di poter toccare il pallone mano accompagnandolo in porta.
Maradona era ammirato da tutti, la sua classe ha fatto inginocchiare le corazzate del calcio italiano ed europeo. Diego è l’alfa e l’omega del calcio, solo lui poteva creare la magia di far rivivere a distanza di anni emozioni indelebili. Napoli nel mondo l’ha lanciata lui, Napoli sarà per sempre casa sua, e ogni napoletano, anche quelli che devono ancora nascere, si è innamorato del pallone grazie a lui. Il ricordo della prima canzoncina canticchiata, da chi è cresciuto a pane è calcio, sarà indelebile: “Oh mamma mamma mamma, sai perché mi batte il corazon. Ho visto Maradona. Ho visto Maradona. E mammà, innamorato son”. Dio è morto, come canta Guccini, ma le note del suo tango riecheggiano più forti che mai.
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