Diego Armando Maradona, ha parlato al Clarin argentino, e le sue interviste non sono mai banali A 30 anni dalle notti magiche italiane, El Pibe de Oro ricorda quei momenti. In primis, l’amara sconfitta in finale contro la Germania Ovest all’Olimpico di Roma con gol dell’ex interista Brehme a 6 minuti dalla fine su rigore, assegnato in maniera discussa dall’arbitro messicano Codesal Mendez.
Diego ha parlato dell’emozione di eliminare il Brasile:
“Il ricordo più bello di quel periodo? La vittoria col Brasile negli ottavi di finale, 1-0 con gol di Caniggia”, dice Maradona. Di quel match oggi ricorrono esattamente 30 anni, era il 24 giugno allo Stadio delle Alpi di Torino, invaso dai brasiliani. Un’azione classica dell’ex napoletano: parte a centrocampo, scarta Alemao e uno alla volta altri tre brasiliani, al limite dell’area, circondato da maglie gialle, trova lo spiraglio, di destro, per il suggerimento al biondo Caniggia che scarta Taffarell in uscita e infila. “Proprio l’altro giorno mi sono rivisto la partita e pensavo ora il Brasile ce ne fa uno… Il nostro portiere Goycoechea sembrava un flipper, volava da un palo all’altro. Non so come facemmo a vincere, però battere il Brasile in un Mondale ed eliminarlo è la cosa più bella. Al gol perdemmo tutti la voce, gridando come ossessi, tranne lui, il Caniggia, alzò appena la manina. Negli spogliatoi glielo dissi ‘E ca.. grida, Cani, quando segni, la p… de tu madre’. Invece con l’Italia in semifinale si fece ammonire per un tocco di mano e saltò la finale. Che peccato, stava volando Caniggia in quel Mondiale…”.
Maradona si è poi soffermato sul disastroso inizio contro il Cameroon a San Siro:
“Alla fine del match eravamo distrutti. Mi sento appoggiare una mano sulla spalla, uscendo dal campo. Era il c.t. Bilardo e mi dice ‘Tranquillo Diego, no pasa nada, ci qualifichiamo di sicuro’. Ne era convinto. Col Camerun fu un match da pazzi, una caccia all’uomo. Non ricordo un’altra partita nella quale mi hanno pestato tanto, finanche sulla spalla e se non mi copro il viso me ne staccano un pezzo! Caniggia correva e lo inseguivano come una lepre, e quando lo beccavano lo facevano andare a gambe all’aria. Non cercavano la palla, quelli, ma la carne. Avevo una caviglia ridotta malissimo, sentivo come se la torcevano con una tenaglia. Dopo ogni match era gonfissima. Mai in vita mi ho sentito tanto dolore…”.
Diego ha parlato anche del suo ricordo più brutto legato a quel Mondiale:
“Ricordo più brutto? Facile, non portare quella Coppa a casa! Fummo a un passo da vincerne due di fila… Ma eravamo un squadra di grandi uomini, come ho detto. In finale io avevo la caviglia sinistra a pezzi e gli adduttori sul punto di rompersi, Ruggeri con la pubalgia, e 4 squalificati: Caniggia, Giusti, Olarticoechea e Batista… Se la si rigioca, quella partita, i tedeschi ci fanno almeno 5 gol…”. Invece finisce solo 1-0 per la Germania. “E ce la giocammo invece, perché avevamo los huevos, le palle”, ricorda Maradona. “E la Germania aveva una nazionale impressionante. Ce la giocammo alla pari, pure quando espulsero Monzon”. Ma prima l’episodio dei fischi all’inno argentino e l’“hijos de puta” di Diego agli italiani. “Fu un colpo al cuore, un dolore immenso. Avrei voluto fare a botte con tutti i tifosi azzurri, tranne i miei amati napoletani. Però, claro, li lasciammo fuori dalla coppa a casa loro… Ma noi, amigos, che huevos…”.