Maradona: tutto molto triste in contrasto stridente con l’amore di una Nazione e di una città
Quel che non si vorrebbe leggere di Maradona, è stato invece documentato da Maurizio Crosetti che sulle pagine de La Repubblica scrive: “Lo hanno derubato quando il suo cuore si era appena fermato, forzando la cassaforte che aveva in casa. Lo hanno abbandonato, lo hanno sedato ma non curato e alla fine lo hanno quasi ammazzato. Gravemente depresso e con un disturbo bipolare, iperteso, cardiopatico e vittima di sostanze e alcol, Maradona non aveva neppure il libero uso del cellulare: ne possedeva soltanto uno a schede e gli dovevano fare la ricarica, come a un ragazzino”.
Intanto, come rivela Il Mattino, non si placano le polemiche fra le varie componenti della famiglia di Maradona con la sorella Ana che replica alle figlie del campione, Dalma e Giannina, accusandole di aver abbandonato il padre negli ultimi tempi. «Io non ho mai chiesto denaro, altrimenti a quest’ora avrei un condizionatore in casa, invece dei debiti – ha detto Ana Maradona all’emittente Canal 13 -. I miei figli e quelli delle mie sorelle non hanno mai vissuto grazie a Diego. Lui era generoso, ci regalava qualcosa, ma non lo usavamo per vivere. Quindi quelle persone (Dalma e Giannina n.d.r.) stiano zitte e si dimentichino di noi». Secondo la donna, la cosa peggiore è stata che «Diego era stato abbandonato dalle figlie, quando sono venute a vederlo? Mai, e questo possiamo provarlo».
Ed ora appaiono le foto dell’abitazione dove Diego è stato portato dopo l’intervento alla testa: immagini eloquenti di un luogo del tutto inadeguato ad un malato cardiopatico anche in convalescenza dopo un intervento alla testa. Un wc chimico neanche nella stanza, in una casetta modesta dove nessuno lo accudiva. Tutto molto triste in contrasto stridente con l’amore di una Nazione e di una città. Invece bisogna pur capire le tante frasi delle figlie e dei veri amici che spesso hanno parlato di sciacalli.
Probabilmente Dalma e Giannina vedevamo nell’avvocato Morla colui che aveva ‘chiuso’ Maradona al mondo esterno chiudendolo nella morsa dei suoi interessi.
Dagospia ricostruisce il percorso: “Cinque anni fa, quando decise di blindare in un ufficio di Puerto Madero tutti i diritti di sfruttamento del brand Diego Armando Maradona, dopo essersi attribuito la carica di presidente unico e aver nominato amministratrice delegata la sorella, Morla si pose il problema di come chiamare questa società depositaria del copyright. In fondo, si trattava d’ amministrare l’ immagine del più grande calciatore della storia. E bisognava pensare in grande: «Sattvica S.A.», fu l’ idea. El D10s lo guardò perplesso: che cavolo di nome è, Matías?
Maradona s’ affidò come sempre a Morla. Cedendogli diritti e rovesci della sua esistenza, con lo sfruttamento esclusivo dei marchi «El 10», «Diegol», «La Mano de Dios», «El Diego» e d’ altre 54 coniugazioni maradoniane dello stesso concetto: far soldi. Che cosa pensassero di tutto questo i familiari del Pibe, s’ è capito bene il giorno dei funerali. Con quello strano addio di Morla, a distanza e solo su Twitter: «Ci vedremo presto, amico. Hasta siempre Comandante».
41 anni, un passato di legale tra il Messico e Dubai, entrato nella vita di Diego solo nel 2008, l’ avvocato Morla è stato rapido a diventare l’ alfa e l’ omega dell’ universo maradonico.
Chiunque doveva passare da Morla, per avvicinare Maradona. E, continua Dagospia, era stato lui a scegliere Leopoldo Luque e Agustina Cosachov, il neurochirurgo e la psichiatra sospettati di malpratiche e abbandono: «L’ avvocato di papà rispondeva che ci pensava lui – hanno sparato a zero Dalma e Giannina, interrogate sei ore dai pm -. Anche stavolta, ci aveva promesso che avrebbe provveduto a un ricovero domiciliare. Invece non è stato così. Il ricovero era quella casa inadeguata».
Affittare il lotto 45 di San Andrès, la sala giochi dov’ è poi morto il campione, è stato l’ errore fatale. Appena l’ ha capito, Morla ha cercato di sviare l’ attenzione inguaiando l’ infermiera di turno, anche per coprire Luque e le sue assenze: se neanche il podologo poteva visitare Maradona senza il permesso del neuropsichiatra Luque, come giustificare quella morte così in solitudine?
L’ avvocato ora non si considera fuorigioco e si scalda in panchina. Per il momento, s’ è alleato con le quattro sorelle del Pibe – Cali, Ana, Kity e Mary, spesso osteggiate dal clan Maradona – e per loro conto chiederà i danni a vedove e orfani: «Sono state infangate dalle calunnie». Sa che in questa rissa ci vuole «sattva»: lui ne ha da vendere.




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