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Maurizio De Giovanni: chi ha detto terrone di m…. è un idiota, un imbecille

I microfoni piazzati a bordo campo hanno fatto sentire  chiaramente la voce del tecnico del Napoli dire: “Terrone? Terrone? Vieni, vieni, me lo devi dire in faccia terrone”.   L’insulto precedente è ormai arcinoto: quell’insulto che ha accesa l’ira di chi ha dignità, decoro, educazione. Dispiace che un grande giornale come la Gazzetta dello Sport abbia liquidato la questione scrivendo “ “il finale sarebbe solo da cancellare. Lo spettacolo dell’ultimo quarto d’ora di Napoli-Lazio è pietoso, con le due panchine a insultarsi”.  Dispiace che non abbia voluto distinguere e stigmatizzare l’uomo Gattuso, sempre corretto con tutti, mai litigioso, mai polemico neanche per decisioni arbitrali non condivisibili, con un villano che dovrebbe essere messo alla porta dalla stessa dirigenza del club.

Il fattaccio è stato commentato ieri pomeriggio da Maurizio De Giovanni, intervenuto a radio Kiss Kiss: “Adesso basta – ha detto De Giovanni – non sopportiamo più questa ottusaggine. Noi dobbiamo riappropriarci dell’orgoglio, senza revanscismo, ma dobbiamo imporre la nostra identità culturale di fronte a ottusi senza cultura. Chi ha detto terrone di m… è un idiota, un imbecille: me ne assumo la responsabilità. E’ troppo grave quel che è accaduto.”

Ora la Procura federale sembra stia valutando di aprire un’indagine nei confronti di Alex Maggi, il tesserato della Lazio che successivamente si è scusato pubblicamente con mister Gattuso, ma resta l’insulto razzista reso ancor più grave in quanto viene da tesserato di un club.

Secondo episodio nell’arco di un mese dopo quello occorso a Bergamo quando un tesserato dell’Atalanta esclamò ad un tifoso partenopeo che sfotteva, “terrone del c…”: ancora  tutti i cittadini italiani non razzisti attendono di sapere a quali conclusioni sia giunta la Procura Federale della FIGC che aveva aperto un procedimento contro l’Atalanta e contro Marco Moioli, il dirigente che aveva pronunciato la frase offensiva. Perché queste conclusioni non arrivano in tempo reale come per i giocatori espulsi?

Come si può parlare di lotta al razzismo, sventolare bandiere “No to racism, respect” e insultare “inconsapevolmente”, quindi in modo istintivo, insulti radicati profondamente nell’io?  “Quando dalle curve si levano queste urla razziste, – ha concluso De Giovanni – si dovrebbe fermare il gioco e dare la sconfitta a tavolino. Si toglierebbero il vizio”. Se si volesse.

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