
Mondiali per club, in palio tanti soldi
Ore 22,48 del 23 maggio: il Napoli è Campione d’Italia. Esplode la festa tra lacrime e gioia incontenibile. Sino all’ultimo minuto uno scudetto era sospeso e conteso da Inter e Napoli. Un punto, un sol punto. Pedro con l’aureola, non dimenticando Orsolini. Una sofferenza infinita, una gioia infinita.
Poi si giocano i Mondiali per club: per fortuna il Napoli è assente. Per fortuna dei tifosi e dell’intera squadra azzurra che potrà seguire un periodo di preparazione durante i due ritiri previsti. Per il club, la partecipazione al Mondiale sarebbe stata una fortuna economica considerando gli introiti ma quali sarebbero state le conseguenze a lunga gittata? Quanti scudetti sono vinti o persi per come le squadre arrivano in primavera? Perché il primo anno di Spalletti non si concluse come tutti avrebbero voluto? Perché nel secondo anno di Spalletti, i 40 giorni di pausa per i mondiali, risultarono vincenti per gli azzurri?
Ecco perché le guerre della politica del calcio possono distruggere l’industria dei sentimenti che dovrebbe essere alimentata da forze che possono competere adeguatamente in forma. Se un Parma ferma l’Inter e il Como batte il Napoli, il calcio è vivo: ma come può essere giustificata una partita tra il Bayern Monaco e Auckland city finita 10-0 perché non si è voluto infierire.
Fifa e Uefa a confronto in una guerra di soldi e niente più per metter su un altro torneo che molto poco interessa, per giunta in orari impossibili, purchè esporti il calcio in Paesi che non potranno mai (almeno per le prossime generazioni) capire che cosa significa “tifare la maglia” per più generazioni come un dna. Oriente e Occidente per mostrare soldi, stadi stupendi, ingaggi monstre per scippare giocatori ‘buoni’ ad un campionato di calcio vero.
Esportare calcio si può, ma con il rispetto dell’atleta: come affronteranno il prossimo campionato i reduci dal Mondiale?
Su VirgilioSport si possono leggere i commenti dell’ex calciatore e vice di Sacchi Gedeone Carmignani che ha parlato degli elevatissimi rischi di chi partecipa a questo Mondiale: “La verità è che si gioca troppo. Finisce un torneo e ne inizia un altro, ma quando riposano questi ragazzi? E come potranno fare la preparazione?” E già in precedenza Arrigo Sacchi aveva lanciato l’allarme ricordando il clima che trovò la sua nazionale a Usa ’94: “Temperature infernali. E non c’era pace nemmeno di notte, perché l’afa non calava e bisognava tenere accesi i condizionatori nelle camere. Solo che, se dormi con il condizionatore acceso, i muscoli non ti ringraziano… Insomma, fu davvero un mese infuocato. In tutti i sensi”.
“Io credo che i giocatori, dal punto di vista atletico, saranno parecchio stressati. Se ricordo com’erano messi i miei ragazzi… Alla fine del primo tempo di ogni partita, regolarmente giocata sotto il sole perché si doveva scendere in campo nel primo pomeriggio americano per consentire la visione nella tarda serata europea, avevo almeno quattro o cinque ragazzi che mi chiedevano la sostituzione. Non ce la facevano proprio a stare in piedi. Sapete che cosa mi dissero i massaggiatori prima della finale? Io chiesi come stavano alcuni giocatori, magari si potevano fare dei massaggi… I medici e i massaggiatori mi risposero: “Arrigo, non c’è nulla da massaggiare. Non hanno più muscoli”.
E Carmignani all’epoca quando era il vice-ct, ricorda tutto con precisione…
“Ha ragione Arrigo: nella costa orientale c’era caldo e umidità, terrificante. Ricordo che la sera uscivamo per una passeggiata ma dopo due minuti tornavamo in albergo zuppi di sudore. L’ho vissuto sulla mia pelle”
La Figc scelse il New Jersey come sede per sfruttare il tifo degli immigrati…
“Ricordo la prima partita con l’Irlanda, scendemmo in campo e vidi tanti tricolori, pensai: sono tutti dalla nostra parte! Poi mi accorsi che nelle bandiere c’era l’arancione, erano tutti tifosi irlandesi”.
E’ un rischio questo Mondiale per club?
“Un sacrificio enorme per i giocatori che sono già arrivati stremati a fine stagione, normalmente in questo periodo le squadre si riposano. Il rischio infortuni aumenta. Non c’è tempo per un recupero fisico, ai miei tempi si iniziava la preparazione a fine luglio ed avevi un mese per recuperare”. (intervista V:Sport)
Comments (0)