Era un Napoli ancora in rodaggio quello che affrontò il Parma di mister Pecchia al Maradona con l’esordiente Lukaku. Con un mercato ancora aperto e un centrocampo senza ricambi, Conte seppe guidare sino all’ultimo respiro la squadra ma fu una partita che a lungo rimase nella sua mente magari vissuta come un incubo. E invece fu la seconda vittoria di fila per iniziare un lungo percorso che lo ha portato a due giornate dal termine del campionato in vetta con un punto di vantaggio sull’Inter. E non certo per caso considerando che per 19 giornate il Napoli è stato primo in classifica.
Oggi in contemporanea con la partita che l’Inter giocherà a San Siro con la Lazio, il Napoli avrà il grande vantaggio di poter contare soltanto su se stesso senza jolly da giocare. E i jolly si sa, sono carogne che illudono potendo valere più carte ma che se incocciano il poker, non valgono nulla.
Nella solita emergenza, Antonio Conte schiererà i suoi soldati e molto probabilmente confermerà ‘i ragazzi terribili’ lì davanti con Raspadori accanto, dietro, avanti a Lukaku purchè si apra lo spiraglio giusto. La caviglia di Lobotka ha tradito le attese e allora Gilmour si veste d’autorità e sfoggia una classe che qualche volta dovrebbe essere meno cortese. A Spinazzola vien chiesto un altro sacrificio, così come a Olivera; ma poi arriva Scott con Anguissa a far la mediana da scudetto: quella che ha segnato e fatto segnare senza che il Napoli avesse un centravanti puro.
Lo scorso anno il Napoli di Garcia&soci giocava con Kvara, Osimhen e Zielinski: sarebbe bene ricordarlo.