E tuttavia, la fama che gliene venne non fu per la grandiosità e per la zona dove stava ma perché divenne il “Pasquino“ napoletano. Così come a Roma i dissacratori e i rivoluzionari attaccavano i libelli con i quali mettevano alla berlina papa, cardinali e nobiltà, a Napoli il Gigante ebbe la stessa funzione di fustigatore di viceré e nobili mariuoli, puttanieri e cornuti. «Se n’è ghiuto lo mbroglione / è benuto lo coglione /che se tene la Giorgina / e non pensa alla farina» scrisse l’ignota mano sbeffeggiando il duca di Medinaceli conosciuto a Napoli per le commare che si teneva. Spesso, pure in casa sua, facendole figurare come cameriere della ignara moglie. Ovviamente, il Medinaceli, si incazzò tantissimo. Fino a mettere una taglia di ottomila scudi, una “cifra”, da consegnare a chi gli portava la testa del fetentone. Niente. Anzi, ne arrivò un’altra come risposta: si promettevano ottantamila scudi, dieci volte tanto, a chi avesse portato la testa del Viceré in Piazza Mercato.
Quando si dice “nun faie paura a nisciuno”. E quando Medinaceli lasciò Napoli per essere sostituito da conte d’Harrac, pochi giorni dopo il suo arrivo in città, il Gigante ne teneva una nuova: «Che fa il conte d‘Harrach / mangia beve e fa la cacca». Ma non furono solo gli spagnoli le vittime del Gigante. Anche gli austriaci ebbero la loro: «fate la carità a quel pezzentone dell’imperatore d’Austria» si trovò scritto qualche giorno dopo che vennero richieste più tasse al popolo. E pure Ferdinando non se la scampò «quest’oggi mangiate forte / domani chiudete le porte / martedì sentirete le botte / mercoledì conterete i morti» si scrisse dopo i fatti del 99 e della repubblica partenopea. E a Giuseppe Bonaparte appena arrivato venne regalato un «vuie penzate a fa le tasse / nuie pensammo a fa fracasse / ve mangiasteve i fecatielli / lo rre se magna li casatielli». Insomma uno che non se la teneva da nessuno, ‘o Gigante. E invece, adesso, se la deve tenere per forza: non è più il “Pasquino di Napoli”, ma molto più miseramente, anche se realisticamente una straordinaria realtà archeologica che testimonia la grandezza passata di un popolo che non abbassa mai la testa davanti a nessuno. E se qualche volta lo fa è solo perché sta pensando a come fargliela pagare cara.
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