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Paolo Dal Pino si dimette da Presidente Lega Serie A

Il presidente della Lega di Serie A, Paolo Dal Pino, come riferito dall’Ansa, si appresta a dimettersi. Dal Pino, che è negli Stati Uniti dalle vacanze natalizie, ha preso la decisione e la ufficializzerà in giornata con una lettera. Alla base della scelta di Dal Pino, che è alla guida della Lega da due anni, la sua volontà di trasferirsi definitivamente con la famiglia a vivere negli Usa. Sempre secondo quanto riporta l’Ansa, Dal Pino avrebbe maturato la scelta a inizio gennaio, ma ha deciso di procrastinare l’addio di qualche settimana per gestire la difficile fase di inizio anno con le partite rinviate per covid e la riduzione della capienza degli stadi a 5 mila spettatori.

Il Sole24ore analizza quali ragioni abbiano spinto Dal Pino a dimettersi. In effetti, mai come in questi giorni la Lega di Serie A è impegnate in battaglie cruciali – scrive Sole24Ore- per il futuro e per la sopravvivenza dei club messe alle corde dalla crisi finanziaria conseguente alla pandemia e non solo. La riapertura integrale degli impianti come in Francia e Regno Unito è solo uno dei temi in discussione. La scorsa settimana, il 26 gennaio, sulle pagine del Sole 24 Ore, l’ad dell’Inter Beppe Marotta ha parlato esplicitamente di un rischio default per il movimento senza aiuti da parte del Governo e domenica 30 gennaio il sottosegretario con delega allo Sport Valentina Vezzali ha annunciato l’avvio a breve (e i contenuti) di un tavolo ad hoc per affrontare la questione.

La Serie A ha perso in questi due anni circa 1,5 miliardi ricevendo ristori per meno dello 0,5%. In Lega non sono mancati, in effetti, malumori verso la leadership politica per non aver ottenuto sostegni diretti più consistenti seguendo il modello francese o come è accaduto per il mondo del cinema che ha incassato oltre un miliardo.

Altra battaglia in corso è quella con la Figc del presidente Gabriele Gravina. Entro la fine di gennaio la Lega Serie A avrebbe dovuto recepire le norme contenute nel nuovo statuto federale che impongono di adottare le decisioni a maggioranza semplice e non più a maggioranza qualificata di tre quarti, in modo da evitare la formazione di blocchi e migliorare la capacità decisionale dell’organo assembleare. La Lega però non ha provveduto e ha chiesto, con una lettera dai toni non proprio concilianti, un rinvio di almeno un paio di settimane.

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