Un vecchio detto napoletano recita curnuto e mazziato. Si definisce così colui che, oltre al danno, riceve la beffa. E non esistono parole più eloquenti per definire la posizione di Arek Milik che, oltre ad essere stato ammonito per simulazione di un fallo da rigore, si becca anche una multa da parte del giudice sportivo pari a duemila euro. E poco importa se atto dovuto. La dirigenza della società, i calciatori, gli allenatori e i tifosi attendono ancora un cenno da parte di Nicchi & Co per le malefatte di Giua. Da parte di quella stessa cricca ufficiale che, a seguito del famoso rigore inesistente di Mertens a Firenze, si espose senza mezzi termini riconoscendo l’errore. Era la seconda giornata di campionato. Ci si chiede, alla luce dell’ennesimo rigore plateale non riconosciuto, fin quanto ancora gli azzurri dovranno pagare per quel penalty generoso. Perché, dopo tanti errori arbitrali, anche questa sa tanto di vendetta. Non a caso, un articolo del romanissimo Dagospia riassume bene la situazione dei torti arbitrali subiti dagli azzurri fin dall’inizio del campionato.
La debacle totale dell’AIA di questi ultimi anni, comunque, sembra non aver trovato ancora un fondo da toccare. Nel caso di Parma-Lazio risuonano ancora le dichiarazioni di D’Aversa, tecnico del Parma, sulla decisione di Di Bello di non concedere un rigore al Parma dopo una trattenuta di maglia di Acerbi a Cornelius: “Le immagini sono chiare, cosa devo dire di più? Si vede che è rigore netto, non parlo mai degli arbitri ma stasera faccio davvero fatica a commentare la partita (…) non voglio togliere meriti alla Lazio né creare alibi alla mia squadra, ma quello che è successo stasera è palese e non possiamo neanche prendere in giro i tifosi che vengono allo stadio. Non andare al Var vuol dire non essere corretti”. Un po’ come nel caso di Milik, con la differenza che Banti, al VAR, non la chiama, mentre Abisso ha dialogato un bel po’ con Giua che decide però, come un unto dal Signore, di essere migliore della tecnologia perseverando come una capra, nell’errore.
Altra chicca: chi è Nicchi, il presidente dell’Associazione Italiana Arbitri, uomo solo al comando dal 2009? Un articolo in rete, lo descrive, in tempi non sospetti, non proprio come uno stinco di santo. E se – notizia di queste ultime ore – Rocchi viene pure accusato dall’Ajax di aver falsato la qualificazione agli ottavi di Champions (e l’UEFA ne ammette informalmente l’errore) è sempre più evidente che attualmente, in Italia, un problema con gli arbitri esiste.