
Quali sono le responsabilità dei preparatori atletici del Napoli?
Se il rigore l’avessero concesso alla Roma al 6° minuto e il Napoli avesse pareggiato al 91° si respirerebbe un’aria diversa. Nulla sarebbe cambiato sul versante scudetto volato via dopo Napoli – Fiorentina, ma almeno si sarebbe vista la reazione della squadra che non molla.
“Sarò con te e tu non devi mollare” sul fratino indossato ogni giorno, non era un avvertimento ma una filosofia di atteggiamento: invece si può incorrere nel sospetto di una tara ereditaria che fece concludere il campionato scorso con Napoli-Verona.
Se a Roma quello 0-0 fu condito da audacia e gioco oltre che da un rigore negato, a Napoli, ancora una volta si son viste due squadre incomunicabili, quella del primo tempo e quella del secondo tempo. Il perché può spiegarlo negli spogliatoi soltanto il tecnico ma anche i preparatori atletici.
Da due anni si è fortemente insinuato il sospetto che qualcosa di più e di meglio si sarebbe potuto fare a livello di preparazione atletica e, il ricordo ai 14 anni di dominio “atletico” con lo staff del dottor Alfonso De Nicola, è impietoso.
E’ lecito chiedersi quindi come sarebbe stato il percorso del Napoli se avesse superato i 16esimi di Europa League e fosse in corsa per la Coppa Italia. La Roma arrivata al Maradona dopo la partita con il Bodo, avebbe potuto mostrare segni di stanchezza maggiormente nel secondo tempo: invece è stato il Napoli a tentare di difendere quel vantaggio maturato nei primi 6 minuti.
Le motivazioni ci sono, il gruppo c’è, la guida tecnica è di alto profilo, molti giocatori sono nelle liste mercato di club di prima fascia pronti ad una trattativa, ma le gambe non vanno dove le spinge il cuore.
Cinque partite ancora e per due mesi e mezzo si penserà a costruire il Napoli del prossimo campionato che sarà impegnato in Champions League: tre partite alla settimana che dovranno essere gestite da uno staff di altissimo livello perchè in Champions non si vada a fare una comparsata soltanto per un tesoretto.
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