Quando per un briciolo di notorietà in più ci si dimentica di essere “giornalisti”
Ancora parole di disprezzo, pronunciate dal giornalista Facci su Diego Armando Maradona. Si perché a tre settimane dalla morte del Pibe de Oro, una morte che ha commosso e stordito in più latitudini gli amanti del pallone e non, in Italia ancora si coglie la palla al balzo per qualche minuto di notorietà. Il conduttore de La Zanzara Giuseppe Cruciani aveva polemizzato sul clamore mediatico associato alla morte di Maradona dichiarando nel corso di un duetto con Parenzo nella sua trasmissione La Zanzara su Radio 24: “Ma dai, ma non ce ne frega un ca**o, sveliamo tutto, tu prima hai detto ‘perché emozionarsi così tanto per la morte di una singola persona? Muoiono 700/800mila persone al giorno, perché stracciarsi le vesti?’, me lo hai detto tu, ‘era anche un cocainomane’, mi hai detto tu ‘non si può piangere un cocainomane‘”. Giampiero Mughini, invece, dall’alto del suo scranno aveva sentenziato che Maradona: “Era un grandissimo atleta, drammatico e contraddittorio, è morto a 60 anni ma era sfatto, frantumato“.
Conclude, dunque, l’imbarazzante fiera delle provocazioni Filippo Facci, giornalista, scrittore e opinionista con le seguenti parole: “Vorrei capire di cosa si dovrebbe scusare Mughini? Mi vado spesso a rivedere le giocate di Maradona, splendide e meravigliose, tuttavia aveva dei difetti da mediocre imbecille che è morto a 35/36 anni e tutta questa identificazione dei napoletani, non va trascurato quello che ha fatto in vita, dal gol con la mano con cui ha imbrogliato fino alla droga. E loro si offendono sempre, hanno un complesso, di cosa bisogna chiedere scusa? Chi è stato offeso? Io ci sono stato in vacanza a Napoli” e ancora: “Che si offendono i napoletani, io me ne frego, io sono libero di dire che Diego Armando Maradona extra calcio può essere piaciuto a tanti napoletani che l’hanno deificato, non solo per dei pregi ma anche dei difetti. Nella vita era un mediocre, un drogato, ciccione, ladro come quando segnò contro l’Inghilterra!”.
A questo punto urge sottolineare un mancato “rispetto delle norme dettate a tutela della personalità altrui” (le sue frasi sono gravemente diffamatorie e lesive della dignità di un uomo che ormai, come noto, non può più difendersi), principio sancito all’art.2 della legge professionale n.69 del 1963, che ha istituito la deontologia e l’Ordine dei giornalisti. Certo, Il giornalista, al pari di tutti i cittadini, ha il diritto di manifestare il proprio libero pensiero ovunque. A patto, però, che non dimentichi di essere giornalista e di essere vincolato al rispetto delle norme deontologiche previste per il corretto esercizio del diritto di cronaca, evitando isteriche pulsioni personali che potrebbero ledere, più che se stesso, l’intera categoria.




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