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QUANNO ZI PEPPE CALIBBARDO FECE L’ITALIA

Se vi trovate a passare per Corso Garibaldi, buttate uno sguardo verso quel cippo in bugnato, spesso circondato di munnezza e in pessime condizioni, che si staglia tra la strada e l’ingresso della stazione della Circumvesuviana: quello è un documento importante per la storia cittadina perché tiene scritto (anche se ora il testo è quasi illeggibile) “PER QUESTA VIA IL VII SETTEMBRE MDCCCLX ENTRANDO SOLO ED INERME GIUSEPPE GARIBALDI CONGIUNSE NAPOLI ALL’ITALIA”, Che poi “MDCCCLX” voglia solo significare 1860, questa è un’altra cosa. Perché quella colonna sta proprio la? Perché quello era lo spazio che stava davanti alla vecchia stazione borbonica di Porta Nolana – si, proprio quella che era il terminale napoletano della prima ferrovia italiana – costruita a un centinaio di metri da Piazza Mercato e dalla chiesa dell’Assunta. Anche quell’edificio, per anni sede di un cinema e poi di uffici comunali il tempo ha lasciato brutti segni.

Dunque, zi Peppe, come lo chiamavano i camorristi che lo andarono a prendere a Vietri e, su alcune carrozze tirate dalla locomotiva Vesuvio, lo portarono sino a Napoli. Scortandolo quando dopo essere arrivato in città alle 13 e 30 il dittatore, cosi come per quei pochi mesi che fu a Napoli zi Peppe si fece chiamare, fino al Palazzo della Foresteria, che poi è l’attuale edificio della Prefettura in piazza San Francesco da Paola. Dunque, non era né “solo” e nemmeno “inerme”, il generale, visto che lo accompagnavano don Liborio Romano, ministro di polizia di Francesco II, il re di Napoli, e Salvatore De Crescenzo, alias Tore ‘e Criscienzo, il mammasantissima della Onorata Suggità dell’epoca, i cui uomini mantennero l’ordine pubblico durante tutto il percorso che zi Peppe fece per raggiungere la ”Foresteria”. Di Più. I comandanti delle piazzeforti che la carrozza avrebbe incrociato lungo il percorso, avevano ricevuto, “dall’alto”, l’ordine di consegnare truppa semplice e artiglieri: nun sia maie che qualcuno di loro si fosse permesso di tirare qualche palla sopra il corteo di liberatori che dopo aver sostato alla Foresteria, per un discorso di zi Peppe ai napoletani, si dirige al Duomo per omaggiare San Gennaro… Ma questa è un’altra pillola di storia della Napoli sottencoppa che si andrà  a raccontare.

 

 

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