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Quel maledetto 3 – 2, il harakiri napoletano

Empoli-Napoli 3-2

Incredulità, rabbia, preoccupazione, dubbi: è solo un incubo? Come spiegare una sconfitta del genere? A dieci minuti dal termine si poteva commentare come il Napoli, nella peggiore delle sue prestazioni, portava a casa tre punti preziosi per consolidare un posto in Champions. Nei primi 45 minuti il Napoli aveva subito il gioco e il pressing dell’Empoli, quasi senza reagire, e ritrovarsi sull’1-0 per l’invezione di Mertens. Nel secondo tempo una gestione tranquilla fino al raddoppio di Insigne che trova l’angolino per poter festeggiare la vittoria del Napoli e la vittoria personale di un record, 121 gol, a lungo inseguito. Volgeva al termine una partita noiosa ma che riportava il Napoli alla vittoria pur con tanti dubbi sul come era stata conquistata.

Dieci minuti, anche meno, e tre gol dell’Empoli hanno rimesso tutto in discussione e il Napoli dalla prossima partita in poi, dovrà dimostrare che esiste una base solida su cui costruire il prossimo Napoli. In conferenza stampa pre-gara, mister Spalletti aveva detto: “Sento responsabilità e colpa per quello avvenuto, ma io guardo avanti”. Ma ora dovrà lavorare per non vanificare un campionato che pone la squadra in Champions….se riuscirà a completare il tragitto. Il Napoli oggi non può fare a meno di Insigne e Mertens e la sconfitta è maturata  dopo l’uscita di Mertens e poi si è completata con l’uscita di Insigne.

Nessuno, fino a qualche settimana fa, attendeva che si concludesse in fretta il campionato, anzi, cresceva nei tifosi riavvicinatisi al Napoli, l’ansia di credere in un sogno. In tanti avevano scommesso che il Napoli avrebbe perso lo scudetto a pari punti con l’Inter: insomma la mente viaggiava insieme con la speranza e l’amore per questa squadra.

Dopo la sconfitta con l’Empoli c’è molto pessimismo e i 4000 assiepati al Castellani sotto una pioggia battente, dopo aver spinto gli azzurri, li hanno fischiati. Una sconfitta vissuta come un tradimento ancora con un maledetto 3-2 per la quarta volta.

Un girone d’andata per costruire, un girone di ritorno per distruggere: ora tutta la squadra dovrà dare una risposta sul campo per concludere questo campionato e soprattutto per dare vita al prossimo che dovrà essere di ricostruzione.

 

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