Oggi è un’industria: ieri è scivolato nell’amarcord. Lo chiamano il calcio di una volta, quello che negli anni 80 ha fatto sognare molti tifosi. Era anche il calcio dei mitici presidenti, che soprattutto dalle province riuscivano a raggiungere la serie A. Parliamo di un calcio che non esiste più, di pura poesia (o tragedia). Il primo che ricordiamo è senz’altro Romeo Anconetani, presidente del Pisa. Prese la società nel campionato di serie C fino a portarla nella massima serie; prima di ogni gara in casa aveva l’abitudine di spargere il sale per tutto il campo. Eccentrico, nel suo Pisa sono passati come allenatori da Luis Vinicio al compianto Gigi Simoni, Bolchi, Castagner, Guerini. Ma anche giocatori che si sono poi dimostrati dei campioni come Berggreen e Dunga.
Altro personaggio è stato il “presidentissimo” Costantino Rozzi, entrato nella dirigenza dell’Ascoli nel 1968 per ripianare il bilancio, ci rimase fino al 1994, anno della sua morte. Sempre presente a bordo campo con i mitici calzini rossi. Alla fine degli anni settanta ingaggiò come allenatore Carletto Mazzone e nacque un sodalizio che durò molto a lungo, dalla C fino ad arrivare in serie A per restarci circa quattordici anni. Rivoluzionò il mercato acquistando giocatori del calibro di Novellino, Giordano, Dirceu, Casagrande e Bierhoff.
Tra i personaggi “pittoreschi” c’è da annoverare Giampietro Manenti imprenditore brianzolo
Più recenti invece, Massimo Cellino e Maurizio Zamparini, due autentici mangia allenatori che hanno conosciuto tante traversie legali.
Cellino dopo vent’anni con il Cagliari, ha tentato inutilmente la via inglese con il West Ham e i Leeds United prima del Brescia.
Vulcanici, grotteschi, pittoreschi padri-padroni sono stati i protagonisti di un calcio che non c’è più. O forse c’è ancora.