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Salutano Coverciano e in sei tornano a casa per infortunio o per un’alternanza prevista

Mancini resta ancor più solo ad affrontare l’inutile amichevole con la Turchia dopo i saluti di Marco Verratti, Gianluca Mancini e Berardi che hanno accusato problemi nel corso della gara con la Macedonia; ma son tornati a casa anche  Jorginho,  Immobile  e Insigne “nell’ambito di un’alternanza prevista – fa sapere la Figc – in vista dell’amichevole di martedì 29 marzo (ore 20.45 italiane a a Konya, ndr)”.

Una Nazionale a pezzi che ha lasciato dietro di sé un’immagine reale e anche metaforica come le immagini pubblicate dal Corriere dello Sport possono testimoniare. Disordine e sporcizia ovunque di un gruppo che ha perso oltre la partita, anche la testa. E sarà una partita difficilissima quella che l’Italia s’andrà a giocare a Konya, nel cuore dell’Anatolia con gli azzurri demotivati e depressi guidati da Roberto Mancini che ancora è  spaccato in due. Da un lato la voglia di dare un senso al record di imbattibilità con 37 match, dall’altro la mancanza di energia venuta meno da una mazzata tremenda.

Il rischio, per tutto il calcio italiano, è che si voglia buttar via anche la parte da conservare, salvaguardare e far crescere, mentre invece in questo momento si  avviano  processi anche sommari che indicano i colpevoli o capri espiatori,  mentre  sarebbe stato più giusto analizzare e capire in anticipo le crepe che avrebbero fatto crollare il castello.

L’accusa che trova d’accordo tutti è quella della presenza di troppi stranieri nei club italiani e anche nel settore giovanile:  questa situazione anomala  – si sottolinea – non consente ai giovani italiani di venir fuori e crescere nei club di Serie A dove gradualmente potrebbero essere inseriti.

Ineccepibile diagnosi che trova però un muro che, così come stanno le cose, non può essere abbattuto. L’unico denominatore comune che dovrebbe essere adottato da tutti è quello di ridimensionare tutti i badget, tutte le spese, tutti i ricavi, tutte le esose richieste. Fin quando i procuratori non saranno messi all’angolo, fin quando un presidente di un club “provinciale” non smetterà di chiedere 20/30 e 40 milioni per un “buon” (forse) giocatore di 20 o trent’anni, si cercherà sempre nel mercato straniero limitando gli spazi agli italiani.

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