Ma che ha questo Napoli? Qual è la patologia che lo affligge da mesi, senza che nessuno abbia ancora individuato una cura appropriata? È stato allenato male da Ancelotti, dice qualcuno… Ma no, sono le multe del presidente che pesano come macigni sulla testa degli ammutinati, affermano altri… Forse, azzardano i complottisti, c’è divisione nello spogliatoio tra chi l’ammutinamento l’ha deciso e chi invece l’ha dovuto subire…
Tra le tante ipotesi esternate dagli addetti ai lavori e dai tifosi, forse il vero problema è che molti calciatori azzurri già sanno che l’anno prossimo andranno via. I nomi che si fanno sono quelli di Callejon, Mertens, Isigne, Koulibaly, Ruiz e forse Allan… E scusate se è poco! Ad esclusione dei primi due, gli altri quattro porterebbero nelle casse del Napoli 200/220 milioni di euro, ossia i soldi che servono a De Laurentiis per rifondare la squadra e ripartire da zero per un nuovo ciclo. Nel frattempo, però, il campionato, la Champions e la Coppa Italia vanno avanti e bisognerà affrontarli con i calciatori più forti completamente demotivati. Ecco, quindi, quale potrebbe essere la misteriosa patologia di cui sopra: la DEMOTIVAZIONE.
Nessuno intende mettere in dubbio la professionalità dei succitati calciatori, ma di sicuro sarà difficile che, con un contratto faraonico all’orizzonte, rischino la gamba in un contrasto per un club con il quale, per giunta, sono anche in causa. È umanamente impossibile che giochino alla morte con un blocco psicologico così pesante. Quindi, escluso per ovvi motivi di bilancio che la società decida di trattenerli tutti, è lì che bisognerà intervenire con un vero e proprio “elettroshock”: metterli per un po’ da parte e provare a giocare le prossime partite con gente più motivata e vogliosa di mettersi in mostra (Elmas, Lozano, Lobotka, Demme, Younes…). Potrebbe rivelarsi questa la scelta giusta, tanto, raggiunto ormai il fondo, si rischierebbe davvero poco. Ma Gattuso avrà il coraggio di farlo?
Prima di lui, in una situazione altrettanto drammatica per il Napoli, un certo Marcello Lippi quel coraggio lo trovò. Era il 1993 e Ferlaino fu coinvolto nello scandalo di tangentopoli. La società, con un debito di oltre 100 miliardi di lire, passò temporaneamente nelle mani di Ellenio Gallo. Per evitare il fallimento furono venduti Zola, Crippa, Galli, Mauro e Careca e in panchina fu chiamato il giovane Marcello Lippi. Il Napoli partì male con due sconfitte di fila. Lippi rimediò subito epurando i senatori che lo contestavano, Nela, Pari e Policano, e dette spazio ai giovani Taglialatela, Cannavaro, Pecchia e Corini, che con i vari Ferrara, Thern, Fonseca, Buso e Di Canio formarono una squadra giovane ma di alto livello che raggiunse un insperato sesto posto. Dopo quel campionato l’allenatore toscano passò alla Juventus con la quale si consacrò come uno degli allenatori più vincenti d’Europa per poi vincere un campionato del mondo alla guida della nazionale.
L’auspicio, quindi, è che Gattuso trovi presto quel coraggio mostrato da Lippi e, tirando dritto per la propria strada senza guardare in faccia a nessuno, riesca anch’egli nell’impresa di salvare squadra e società dalle sabbie mobili in cui sta pericolosamente sprofondando.
Roberto Rey