Si danno per spacciati i russi dello Spartak Mosca come lo scorso anno quelli dell’AZ Alkmaar che decimati dal covid trovarono un Napoli smarrito a bassa intensità e fecero il colpaccio vincendo con l’unico tiro in porta di De Wit. Ma quello era un altro Napoli senza identità che poteva scendere in campo solo per attaccare o solo per difendere senza una linea continua.
Lo spartiacque si chiama Spalletti che guarda torvo i suoi giocatori se rallentano e non affondano pur in vantaggio come con il Cagliari. Coerenza che si trasmette in campo: quando puoi, affonda il colpo e non tirare la gamba. Altra musica per un direttore d’orchestra che vuole sempre il Maradona come il San Carlo. E questa sera (ore 18,45) il Napoli potrà verificare quanto sia tangibile e veritiera questa crisi societaria dello Spartak che già ha subito una sconfitta ad opera del Legia Varsavia.
Che cosa chiede in più alla squadra Spalletti, lo ha spiegato in conferenza stampa: “ Aggiungere qualcosa alle ultime. Le 5 sostituzioni hanno allungato la vita alle partite, per essere al sicuro bisogna fare 3 gol mentre prima con 2 gol era un risultato difficile da ribaltare. Per le possibilità di attaccare la linea del Cagliari, c’erano state situazioni che andavano sfruttate, è una riflessione che è stata posta alla squadra”.
E’ proprio questo il punto di svolta del Napoli che negli ultimi 12 anni è sempre stata protagonista in Serie A e in Europa ma gli è sempre mancato l’ultimo tocco. Quante partite sono state compromesse lo scorso anno nell’ultimo minuto di gioco? Quanti punti sono stati persi per paura di perdere? E l’ultimo atto (Napoli-Verona) è stata la prova che il Napoli, talvolta, non sapeva che cosa fare.
Le luci si possono spegnere all’improvviso con qualunque allenatore, purchè vi sia sempre la consapevolezza di quel che si deve fare e di come farlo.