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Spalletti lotta su tre fronti: giocatori, pubblico e Presidente

Ottavo giorno ieri, ancora due giorni di preparazione con il test da superare domani con la Pro Vercelli.  Si è rivisto in campo Zielinski e Spalletti pressa a tutto campo interrompendo il gioco più volte per correggere le posizioni.  Lavora molto sull’impostazione dal basso e prova a sorpresa anche la difesa a tre, segno della mentalità duttile che vuol dare alla squadra.

Ha parlato molto con Demme, si è a lungo soffermato con Mario Rui, con Malcuit  e con Zielinski appena rientrato e per due giorni spettatore interessato in panchina.

Si respira un’aria positiva anche se il lavoro di Spalletti è rivolto su tre fronti: il primo, sotto gli occhi di tutti, è con i giocatori. Con il suo savoir faire ha offerto un sorriso facendo ben  intendere che non conviene deluderlo.

Il secondo fronte l’ha aperto con i tifosi ormai abituati più al silenzio e all’incomunicabilità della società che alle aperture. Chi non ricorda l’arrivo di Sarri fatto di mutismi? Successivamente un’apertura con Ancelotti per spegnarsi poi nell’inverno maledetto, fino al silenzio stampa durato quattro mesi, rotto da un monologo del presidente che in due ore ha tentato di riassumere la creazione del mondo.

Ed ecco che Spalletti si è aperto ai tifosi e a loro ha chiesto in modo esplicito di essere vicini alla squadra in modo semplice, compatto evitando polemiche strumentali – vedi Verona. Quel discorso è chiuso e si guardi avanti, insieme.

Non è un aspetto secondario, quello del pubblico che negli ultimi anni, appare, o meglio vuole apparire disincantato, furbo, complotti sta e facile al tiro al bersaglio. Un atteggiamento che si rivela estremamente dannoso per giocatori che devono sentirsi “in aria protetta” di fronte al proprio pubblico.

Il terzo fronte, forse quello più difficile, è dichiaratamente aperto nei confronti del portafoglio del presidente De Laurentiis.

“Insigne è il capitano del Napoli, lo sento tutti i giorni”. “ Per Koulibaly mì incateno, ditemi dove”. Zielinski è il suo vecchio amore. “Emerson non nego che potrei averlo sentito”. Spalletti ha finache accettato d’esser chiamato aziendalista ma di cercare il giusto compromesso. Tradotto:  “  Caro Presidente ho accettato di allenare “quel Napoli” che mi hai presentato. In questo gruppo mancano due giocatori. Il resto è affar tuo” . Traduzione in spallettese semplice semplice. La parola ora a De Laurentiis che da bordo campo si trasferisca da Chiavelli a fare due conti….. Tutino, Ounas, Gaetano….

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