
“Top 11” azzurra: Salvatore Bagni
“All’inizio firmai per un anno perché volevo riavvicinarmi a casa. Poi invece sono rimasto là: la mia felicità è Napoli, tutta la mia vita calcistica è là. Mi sento napoletano dentro, anche caratterialmente. La gente di Napoli è assolutamente unica: mi ha dato tanto e continua a darmi tantissimo.”
Nel luglio del 1984 una furia sconvolge la sede dell’Inter. Il presidente dei nerazzurri, Pellegrini, aveva appena cercato di convincere Salvatore Bagni ad andare in ritiro con la squadra. “Dalla mia bocca uscirono parole irripetibili” confesserà poi Bagni. Fu l’ultima goccia di un rapporto ormai logoro con la società milanese. Quello stesso giorno, Rino Marchesi, allenatore azzurro, si mette sulle sue tracce. Fu così che arrivò all’ombra del Vesuvio uno dei migliori mediani del calcio italiano.
Che poi, Salvatore, non nasce mediano: nella natia Correggio prima, nel Carpi poi, gioca come ala. E anche bene: viene notato dal Perugia, e approda in Serie A. Con la maglia del grifone si toglie molte soddisfazioni. E’ uno dei pilastri del Perugia degli “Invincibili” della stagione 1978-79: gli umbri non perderanno neanche una partita quell’anno. Arriva la chiamata dell’Inter, dove il ct Marchesi lo sperimenta con successo nel ruolo di mediano. Dopo quattro anni (ed una Coppa Italia), è il momento di vestire l’azzurro.
Con il Napoli gioca 106 partite, condite da 12 gol. Quattro ottime stagioni, culminate con la vittoria dello scudetto e della Coppa Italia nella stagione 1986-87. Grintoso, altruista, con una buona tecnica di base, Bagni è stato il prototipo del moderno centrocampista difensivo. Il “numero 4” di cui il Napoli aveva bisogno per inaugurare un ciclo vincente. Capace di rincorrere gli avversari per 95′ e al tempo stesso dare il via all’azione. E’ un pilastro anche della Nazionale tra il 1981 ed il 1987, e gioca titolare al mondiale 1986.
Andrà via l’anno dopo la vittoria del campionato. Si sussurra che il suo carattere fumantino lo abbia messo in contrasto con l’allenatore Ottavio Bianchi. Chiuderà la sua carriera dopo un anno in cadetteria con la maglia dell’Avellino. Ma Salvatore non è mai veramente andato via da Napoli. In quattro anni ha costruito un legame speciale con squadra e tifosi. Ha dichiarato in esclusiva a Contropiede Azzurro:
“Ho tanti ricordi belli dei giorni che ho passato a Napoli e che ancora passo. Quando giocavo amavo vedere la gioia delle persone che da noi non si aspettavano niente nonostante fosse arrivato Diego. Ci incitavano sempre. All’inizio nessuno pensava potessimo vincere, eravamo una squadra appena costruita dalle ceneri. La squadra ha sempre lavorato bene, ogni giorno sembrava di essere in vacanza e c’era grande armonia. Avevamo il miglior giocatore al mondo e tanto entusiasmo, sono rimasto molto affezionato a tutti.”
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